Ripensare tutto o quasi tutto. Il virus ha portato tanti disastri ma anche tanti insegnamenti. Forse adesso si potrebbe incominciare a tirare le somme ma per mettere in atto già un piano di ripartenza. Certo, non “resettare” la vita di prima ma partendo da quella base provare a capire come adattarsi a questa nuova fase. Un esempio è la mobilità. Abbiamo scoperto quanti viaggi non proprio necessari e abbastanza stancanti facevamo prima, quanto poco usavamo andare a piedi anche solo per i più piccoli spostamenti. Si è riscoperto il piacere delle passeggiate in bici, si fa più attenzione quando si è sui mezzi pubblici. Insomma, qualcosa è cambiato nella nostra mente ma dovrebbe cambiare anche qualcosa a livello di politiche da attuare. Prendiamo le emissioni globali di anidride carbonica che quest’anno, secondo le stime, si ridurranno di appena il 5,5%. Secondo le Nazioni Unite, per far sì che la temperatura globale non superi 1,5 gradi, bisognerebbe ridurre le emissioni del 7,6% all’anno e per i prossimi dieci anni.
Il lockdown ha sottolineato il limite che ognuno di noi ha rispetto a questo standard e spostarsi di meno può servire fino ad un certo punto poiché servirebbe un vero e proprio cambiamento strutturale. Parliamo di quelle politiche che incentivano la costruzione di nuove strade oppure di ampliare gli aeroporti per consentire più atterraggi, o ancora di estrarre i combustibili fossili. Si potrebbe ripartire da questa nuova consapevolezza, magari ristrutturare ciò che è già esistente migliorandolo. Si potrebbero ampliare le piste ciclabili, gli spazi pedonali. Investire nelle energie pulite, nella efficienza energetica delle case. Abbiamo questa occasione e possiamo provare a spendere le nostre risorse per generarne di nuove ma più sostenibili e pensate per gli esseri umani e il loro benessere.
