Il monitoraggio geoambientale per prevenire le catastrofi naturali

L’ambiente è un sistema complesso e sensibile, che è in continua evoluzione. Per valutare rischi geologici pertanto devono essere monitorati, documentati e interpretati per lunghi periodi molti parametri ambientali.

Il  monitoraggio ambientale italiano ha numeri  da incubo: negli ultimi 50 anni il nostro paese ha subìto oltre 500 eventi alluvionali gravi, con circa 1700 vittime, accompagnati da un migliaio di frane importanti, con oltre 5000 morti. Le persone che vivono in territori a rischio sismico elevato sono circa 22 milioni (un terzo dell’intera popolazione); l’82% dei Comuni italiani è sottoposto a rischio idrogeologico; negli ultimi 30 anni l’urbanizzazione selvaggia (favorita dalla politica permissiva e dai vari condoni edilizi) ha divorato 160 km di litorale.

Una soluzione alla prevenzione delle catastrofi naturali, potrebbe essere la mappatura geoambientale del territorio, in ambito GIS (dunque facilmente gestibile online), in cui individuare le aree più a rischio in funzione dei vari parametri grazie alla sovrapposizione ed all’incrocio dei dati ottenuti. Tale mappatura dovrebbe essere implementata dai dati ambientali pregressi (presi come riferimento) e sviluppata a settori: dall’atmosfera (polveri sottili, CO, microinquinanti, biomonitoraggio licheni, ecc.) al sottosuolo (carte multilivello in funzione della profondità), dalla microzonazione sismica (liquefazione, densificazione, ecc.) all’idrogeologia (acque superficiali e sotterranee, pozzi, sorgenti, esondazioni, ecc.), dalla franosità dei versanti (ovviamente in aree montuose e collinari) all’erosione costiera ed all’ingressione salina (in zone litoranee) per finire a tutti i tipi di inquinamento (acustico, elettro-magnetico, rifiuti tossici, ecc.) ed alla vulnerabilità delle infrastrutture, in particolare ponti e strade, in rapporto ad eventi meteo eccezionali e perfino a fenomeni naturali estremi come eruzioni e tsunami.

Il tutto tramite l’utilizzo delle più innovative tecnologie, dalla sensoristica, alle piattaforme di gestione Early Warning, dai droni ai satelliti.

Un siffatto piano di monitoraggio ambientale, multidisciplinare e variegato, dovrebbe essere sviluppato in varie “zone”, operando H24, aggiornando costantemente i dati, sotto l’egida di un Ente importante dotato di significativi mezzi economici e strutturali (ad esempio la Protezione Civile), impiegando personale specializzato (ottenendo quindi nuovi posti di lavoro e rilanciando pure l’economia) e con la supervisione del cosiddetto “Ufficio Geologico Territoriale”, coadiuvato da un gruppo di lavoro contenente esperti dei vari settori interessati.

Il vero problema nazionale è la scarsa attenzione al tema, oltre lo scarso utilizzo di risorse umane e tecnologiche. L’ostacolo più rilevante alla diffusione di queste tecnologie rimane la scarsità di fondi in dotazione alle autorità locali, che sono proprio quelle responsabili per la sicurezza ultima della cittadinanza oltre l’elevata specializzazione richiesta per gestire progetti di questa natura che richiede competenze, sia dal punto di vista amministrativo che tecnico, sempre più difficili da reperire a livello locale.

Altri articoli dell'autore

Advertisment

Puoi leggere anche...

567FansLike
1,441FollowersFollow

Ultime notizie

Agroalimentare e la sua filiera

I lettori di Sentieri Digitali hanno avuto modo di comprendere l’impegno costante per un settore così strategico del nostro Paese e dell’Europa. Nell’ambito della...

L’acqua

L’acqua vuol dire vita e quindi è un bene primario. Senza fare polemiche è ben rappresentare che la rete idrica del nostro paese a dir...

Comunità Energetica

Il Clean Energy for Europe Package è basato su una proposta della Commissione Europea del Novembre 2016 e definisce gli obiettivi e la strategia...

Vuoi avere le notizie aggiornate ogni mercoledi?

Iscriviti alla newsletter

LinkedIn
LinkedIn
Share