L’Intelligenza Artificiale è un ramo della scienza che ha favorito il progresso in maniera notevole e ha influenzato, positivamente, più campi della ricerca: scientifica, tecnologica. Negli ultimi anni sono state potenziate le tecniche di apprendimento automatico per analizzare le opere d’arte. L’IA viene utilizzata anche in questo campo e del resto non è così sorprendente considerando che vengono utilizzate tecniche per riconoscere opere false, principalmente. Tuttavia tali tecniche possono essere sviluppate anche per ricostruire opere rovinate o addirittura perdute. Si tratta di un lavoro di ricerca fatto da alcuni studiosi della Università tecnica TU Delft (Paesi Bassi) basato sulle reti neurali convoluzionali che “imitano l’organizzazione della corteccia visiva animale” e perciò utilizzabili per il riconoscimento delle immagini.
Come detto più volte in precedenti articoli si tratta di abituare, “addestrare” l’algoritmo alla visualizzazione ed analisi di un quantitativo di immagini per poi riconoscerne le caratteristiche, studiarne lo stile, le peculiarità per far sì che riconosca le immagini. In questo caso si tratta di “fargli studiare” dipinti di artisti per distinguere lo stile dell’autore. Ciò ha permesso di ricostruire alcuni dipinti di Van Gogh, rovinati o usurati, rifacendosi alle riproduzioni originali per attenersi alla fedeltà dello stile, appunto.
L’University College London ha invece utilizzato le reti neurali tradizionali per far tornare alla luce un dipinto perduto di Picasso scoperto negli anni ’90. Con l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale applicata ai raggi X si è riusciti a ricostruire l’opera.
Ma la creatività del lavoro degli algoritmi applicati alle opere d’arte alberga nel fatto che possono essere create vere e proprie opere dell’ingegno. È successo con il caso “Christie’s” che ha battuto all’asta un’opera prodotta dall’IA per 432.500 dollari (circa 380.200 euro). È stata creata con il metodo GAN- generative adversarial network- creando ritratti di una famiglia del diciottesimo secolo. È frutto sì dell’intuizione di alcuni esponenti del collettivo francese Obvious- del resto è sempre l’uomo che ha tentato di costruire entità intelligenti durante i secoli- ma l’opera porta la firma dell’algoritmo.
Impressionante a livello artistico ma da un punto legale ci sono alcune questioni aperte: Queste opere create letteralmente dall’IA possono essere protette dal diritto d’autore? Chi sarebbe il soggetto autore dell’opera? Qual è l’uso dei dati immessi nei sistemi? Di chi la responsabilità per eventuali violazioni nell’utilizzo dei dati?