Tecnologicamente artistici

Cinematographe Lumière. 1895. Il primo mezzo che è riuscito a collegare l’arte e la tecnologia. Si trattava di uno spettacolo di proiezione di fotografie scattate in successione rapida per dare l’illusione del movimento.
 
Così l’arte ha iniziato ad assorbire la tecnologia nei suoi processi di proiezione, creazione di immagini, ispirazione per mostre ed eventi rendendoli multimediali e avvincenti per il pubblico pagante. Nel mondo contemporaneo ci siamo accorti che tutto, o quasi tutto, va a grande velocità e creare sinergie per potenziare un sistema che sia virtuale o meno, risulta essere la chiave vincente per restare competitivi. Ed ecco che anche l’arte viene “digitalizzata” nella misura in cui interagiamo con le opere. Basti pensare alle mostre multimediali in cui si usano proiezioni e si sfruttano le migliori angolazioni per creare giochi d’illusione ottica; o il cinema 3D, 4D; l’utilizzo di App a supporto di una mostra; l’influenza dei social network sull’arte, sono solo alcuni esempi di come la tecnologia sia stata inglobata al meglio e abbia consentito a molti artisti di evolversi e di spingersi oltre i limiti.
 
L’arte è sempre meno statica e assume forme diverse che vanno dalla stampa di sculture in 3D alle “Immersive Experience”, cioè le mostre multimediali. Van Gogh, Frida Kahlo, Caravaggio. Grazie all’utilizzo di video mapping è stato possibile presentare le opere di Caravaggio, impossibili da mostrare dal vivo per inamovibilità, nella loro integrità architettonica così come le aveva concepite l’artista. Sono state utilizzate sofisticate tecnologie che hanno permesso di coinvolgere il visitatore a 360 gradi e renderlo parte integrante della storia artistica.
 
Anche i modi con cui si distribuisce e si commercializza l’arte sono e stanno cambiando, in parallelo con il progresso digitale. Se prima gli artisti restavano nelle gallerie con le loro opere e il pubblico era uno spettatore passivo, adesso con la tecnologia diventa un’esperienza più trascinante. Ci si può fare pubblicità attraverso i social e vendere i propri lavori. Anche il crowdfunding, per la prima volta gli artisti raccolgono fondi sul web per realizzare le loro idee.
 
Qualche gallerista più tradizionalista potrà non approvare queste scelte di utilizzo della tecnologia e probabilmente mettere in dubbio la professionalità stessa. Qualunque sia la realtà, è evidente che il cambiamento è inarrestabile e il mercato dell’arte lo sta accogliendo e si abituerà ad esso. Non c’è nulla di male, anzi. Ciò non vuol dire che si perderà l’autenticità dell’opera, semplicemente i mezzi utilizzati saranno differenti e molto aggiornati rispetto ai tempi di Auguste e Louis Lumière.
 
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