I rapporti diplomatici Italia – Francia in un volume di Valentina Sommella

Recensiamo il volume di Valentina Sommella, Dalla non belligeranza alla resa incondizionata. Le relazioni politico-diplomatiche italo-francesi tra Asse e Alleati, Roma, Aracne, 2008, pp. 325, € 18,00.

Con la dichiarazione di guerra a Francia e Gran Bretagna pronunciata trionfalmente da Mussolini il 10 giugno del 1940 dal balcone di Palazzo Venezia si apre un capitolo estremamente teso e spinoso nei rapporti tra l’Italia e la Francia. Nell’immaginario collettivo francese il Duce si rende colpevole del celebre coup de poignard dans le dos nei confronti della nazione vicina e fino a quel momento amica proprio mentre essa era più in difficoltà. Al momento dell’intervento italiano la campagna di Francia volgeva infatti al termine e in seguito alla travolgente avanzata tedesca il nuovo governo francese presieduto dal maresciallo Pétain decide di chiedere a Hitler l’armistizio che viene firmato il 21 giugno a Rethondes. Complementare ad esso e successivo di appena tre giorni è l’armistizio con l’Italia che sancisce l’occupazione italiana di alcuni territori alpini, la smilitarizzazione di una fascia di territorio di cinquanta chilometri alla frontiera italo-francese e ugualmente al confine tra i possedimenti delle due nazioni in Nord Africa, la possibilità di utilizzare da parte italiana il porto di Gibuti nella Somalia francese e la ferrovia di Addis Abeba-Gibuti. Come si vede, le rivendicazioni più significative prospettate dai due dittatori durante l’incontro a Monaco immediatamente precedente – ovvero l’occupazione dei territori sulla riva sinistra del Rodano, della Corsica, della Tunisia e di Gibuti stesso – vengono per il momento accantonate da Mussolini a causa del timore che, risultando inaccettabili per il governo francese, potessero compromettere il buon esito delle trattative negoziali. Tali richieste rimangono però ben presenti nella mente del Duce e, più volte sottolineate, troveranno parziale e temporanea soddisfazione con l’occupazione italiana di otto dipartimenti della Francia meridionale, della Corsica e della Tunisia dal novembre del 1942 al settembre del 1943.

Le difficili relazioni franco-italiane nel periodo che va dal 1940 al 1943, dall’armistizio di Villa Incisa a quello di Cassibile, costituiscono dunque l’argomento del volume di Valentina Sommella che le ha dettagliatamente esaminate da attraverso l’analisi approfondita di numerosi documenti editi e inediti sui quali la critica non si era ancora soffermata. L’autrice ricostruisce il quadro politico del coinvolgimento italiano in guerra sulla base delle fonti diplomatiche, soffermandosi in particolare sui rapporti tra le commissioni create nei due paesi in seguito all’armistizio (la Ciaf e la Dfcia), ostacolati dalle continue interferenze tedesche che in pratica ne impedirono i lavori. A tal fine sono analizzati sia i dispacci di consoli italiani nelle colonie africane quali, ad esempio, Lo Jucco e Silimbani che denunciavano le infrazioni alle clausole armistiziali compiute dai francesi in Marocco e in Tunisia, sia le relazioni di diplomatici come Buti da Parigi e Zoppi da Vichy che descrivevano la difficile posizione degli italiani in Francia.

Nell’interessante volume vengono dunque esaustivamente ricostruite le differenti attitudini dei rappresentanti italiani all’estero, tenendo conto del contesto bellico che rendeva particolarmente difficile la posizione di alcuni rispetto ad altri. E’ il caso ovviamente del rappresentante italiano a Berlino, Dino Alfieri, i cui rapporti, benché definiti «arcadici» da Bastianini (p. 222), erano sottoposti al vaglio della censura tedesca. Tuttavia, a fine aprile del 1942, mentre si recava in treno con Ciano a Salisburgo per incontrare Hitler, Alfieri approfittò della possibilità di consegnargli a mano alcuni appunti, esternandogli a voce le sue fondate preoccupazioni sui pieni poteri di cui il Führer si era insignito e su ciò che sarebbe potuto accadere in seguito. Altri consoli generali, come Coppini da Odessa e Morganti da Innsbruck, avevano un maggiore margine d’azione e riuscivano a denunciare come i soldati italiani fossero stati abbandonati nella zona di Rossok senza i supporti militari necessari, e a protestare per il trattamento odioso e arrogante che gli alleati tedeschi riservavano loro lasciandoli sul fronte orientale senza soccorsi e addirittura senza scorte alimentari e sanitarie.

Lo sviluppo dei rapporti italo-francesi è dunque accuratamente seguito in maniera cronologica alla luce dei documenti diplomatici tenendo conto delle variabili che li condizionavano, tra cui ad esempio l’operato del generale de Gaulle, a capo di France Libre, movimento in espansione che aveva trovato proseliti soprattutto nelle colonie africane. In proposito sono stati consultati dall’autrice documenti inediti appartenenti al fondo de Gaulle delle Archives Nationales di Parigi, solo da qualche anno aperto agli studiosi, tra i quali di particolare interesse La Note sur Vichy, stilata dal Generale per Winston Churchill (cfr. pp. 69 sgg.) in cui egli formula acuti giudizi sul carattere dei generali francesi, da Pétain a Darlan e Weygand, oltre a lungimiranti considerazioni sugli errori strategici del governo di Vichy. Dopo il riconoscimento dell’Italia come nazione cobelligerante da parte degli alleati, le relazioni italo-­francesi, con de Gaulle a capo del governo provvisorio, diventarono ancora più difficili, malgrado gli sforzi italiani e in particolare del diplomatico Renato Prunas, che cercò di ricucire lo strappo prima con René Massigli e poi con lo stesso de Gaulle. Come si riscontra nel sostanzioso ultimo capitolo del volume, dalle carte personali del Generale emergono con chiarezza le rivendicazioni territoriali sostenute con decisione dai francesi, da Massigli e Couve de Murville a de Gaulle, che nelle note intercorse esprimono giudizi duri sugli esponenti italiani, unitamente al proposito di impedire la ricostituzione dell’esercito e della marina italiani in netta contraddizione con l’apparente apertura e la disponibilità al possibile ripristino di un’intesa, ostentate invece con enfasi nei discorsi ufficiali (cfr. pp. 253 sgg.).

L’analisi parallela di testimonianze private quali il diario di Ciano, la corrispondenza tra Churchill e Roosevelt, i testi inediti di de Gaulle, che mostrano interpretazioni di personaggi e di episodi da angolazioni diverse, contribuisce a completare il quadro di una critica ricostruzione dei rapporti tra i due paesi nel periodo considerato. Senza trascurare importanti ricerche dedicate all’argomento da studiosi italiani e francesi in precedenza, puntualmente citate in nota e nell’ampia bibliografia, Valentina Sommella riesce dunque a portare un contributo nuovo e originali spunti di riflessione allo stato dell’arte.

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