Per quasi una settimana, il Festival di Sanremo ha catalizzato l’interesse di una parte dei cittadini (10-12 milioni di spettatori) con le sue polemiche e i suoi eccessi. Attacchi a politici membri del Governo di centrodestra, inviti a legalizzare le droghe leggere, atti sessuali mimati e gesti di vandalismo sono stati protagonisti sul palco e sui giornali nelle ore successive.
Un Festival che sembrava ideato per sdoganare comportamenti che finora non avevano trovato spazio sulle reti Rai, piuttosto che scandalizzare il pubblico, mentre i media invitavano a considerare “normali” tali azioni, convinti che “ormai” gli spettatori fossero favorevoli ad esse.
Il risultato si è visto poi nella classifica, che vede tra i primi cinque un cantante apprezzato per il suo stile misurato e gentile, un altro che si è ispirato alla tragedia della guerra in Ucraina celebrando l’abnegazione dei suoi soldati, un giovane che – ricevuto il tradizionale mazzo di fiori – è sceso dal palco per donarlo a sua madre, un ragazzo di borgata iscritto al Conservatorio, e infine un artista che ha meritato queste parole da parte di un parroco romano: “Nella tua canzone ritrovo la bellezza del Vangelo”.
Un sonoro smacco per coloro che hanno puntato sugli eccessi, sulla volgarità, sui disvalori. E anche per i dirigenti Rai e gli autori dello spettacolo che hanno ideato /consentito / accettato tutto ciò.
Alcuni giorni dopo, i risultati delle elezioni regionali hanno confermato la notevole distanza tra media e giornalisti (tra cui, specie in tv, è ampia e forte la militanza a sinistra) da un lato e i cittadini dall’altro: questi ultimi in larga parte non hanno votato, mentre chi si è recato alle urne ha segnato il successo indiscusso della destra, nonostante l’incessante propaganda su reti televisive, giornali nazionali, interviste.
Anche in questo caso, il Paese reale è ben distante dalla “narrazione” (per utilizzare un termine oggi di moda) che ne fanno i media: le trasgressioni non interessano, i cittadini sono per la maggior parte tradizionalisti, conservatori, legati a quell’insieme di valori che hanno consentito alla Nazione di diventare un polo di eccellenza nella moda, nella gastronomia, ma anche nella ricerca scientifica e nella automazione industriale. Si apprezza il merito, non lo scandalo: se giornalisti ed intellettuali di sinistra non se ne rendono conto, il loro ruolo sarà solo marginale nel futuro del Paese.