La settimana è stata particolarmente intensa specialmente perché si è discusso del fondo salvastati, sono stati redatti tanti articoli sui giornali palesando una divisione: chi è favorevole e chi non lo è. Noi nell’editoriale precedente avevamo espresso un concetto chiaro, ovvero di mostrare i documenti, se presenti, per informare il parlamento. Il tutto, poi, doveva risolversi in un ambiente democratico quale è il nostro Parlamento. Ma non è andata da subito così.
Il governo è retto dal PD, dai 5 Stelle e da piccoli frammenti. Il M5S ha un capo, Di Maio, e la Lega un altro capo, Salvini e il sol fatto che siano due “capi” risulta essere una nota negativa. Uno dei due, che ha la maggioranza, aveva assunto una posizione trasversale rispetto alla riforma del Mes ed è stato seguito dall’altro capo politico, Salvini. Fino a qui possiamo dire di trovarci dinanzi alle classiche sorprese “all’italiana”: nei giorni scorsi si sosteneva che il documento non avrebbe dovuto subire modifiche viste le conseguenze sul piano reputazionale con l’Europa, con il Governo. In più il Mes non è emendabile. Ma chi non è favorevole sostiene il contrario.
Si sono susseguiti giorni in cui si faceva fatica a comprendere la natura di tale provvedimento: se può essere emendato o meno. Un aggettivo che non determina la definizione di piccoli aggiustamenti e nel parlamento continuava a ripetersi frasi del tipo: “non se ne può più”, “è una giravolta stellare”; “siamo stanchi”; “siamo stufi”.
Il Ministro del Tesoro Roberto Gualtieri, è un tecnico esperto, ma probabilmente non ha il sostegno stabile in quanto ha mantenuto l’argomento fino a quando non sono state pronunciate parole contrire rispetto alla visione precedente, giunte anche dal Presidente del Consiglio che ha dovuto prendere atto delle possibili variazioni.
Sul Presidente Conte questa sera un’organizzazione esterna tv nota, “Le Iene” manderanno in onda un servizio in cui si solleva la questione sulla carriera professionale del professore. Ma se si incomincia a disquisire anche su questo ruolo del Presidente Conte, che fa parte del mondo universitario, probabilmente la nostra penisola dovrebbe incominciare a riflettete. Sarebbe più utile pensare se il signor Giuseppe sia una persona preparata nella sua materia o meno e se ha delle pubblicazioni.
Fino a qui la settimana politica dalla quale si evince che i giovani e il mondo del lavoro sono passati in secondo piano. Anche Alitalia che probabilmente nominerà un altro super commissario.
Poi c’è il caso Ilva, ci sono gli oltre 350 tavoli presso il Ministero del Lavoro, già con Di Maio, al quale, a questo proposito, possiamo dare qualche suggerimento: di dimezzarli a 75 e mostrare che è stato fatto un passo avanti.
Sui partiti e i finanziamenti si è levato un altro caso e, come accade spesso, ci accorgiamo di come invece funzionano le cose all’estero: ad esempio in Germania i partiti vivono con una fondazione e non si comprende come mai non si pensi ad una soluzione per essere trasparenti.
Andando avanti, il giornale La Repubblica, di proprietà della famiglia De Benedetti vende tutto alla famiglia Agnelli. Siamo rispettosi verso le famiglie, perché cambiare? Si cita La Repubblica ma si legge, oltre a Repubblica, l’Espresso, La Stampa e tanti giornali locali. Sarà una “famiglia di carte”. L’acquisizione da parte di EXOR, che ha il 43% di GEDI nelle mani ai tre figli dell’ingegnere De Benedetti, passerebbe agli Agnelli che hanno già il 5,99%.
Sul fronte del Vaticano, speriamo che il Papa non venga preso alla lettera, altrimenti diventerebbero tutti pugili. Mentre dal Quirinale, il Presidente Mattarella resta in religioso silenzio.
Infine, si parla della rete unica e non di Telecom. In questi giorni è circolato un documento dove si ripercorre la storia di Telecom e del suo precedente come 4°/5° colosso a livello mondiale. Ma, appunto, si tratta del passato e sarebbe bene magari creare una commissione ad hoc per capire cosa sia successo economicamente al gruppo Telecom.