Il mondo universitario spinto anche dall’Europa dovrà fare uno sforzo per poter partecipare a bandi nazionali ed europei in maniera diversa rispetto al 7° programma quadro. La novità, tra l’altro, riguarda non solo il contenuto del progetto europeo da presentare ma le eventuali ricadute e le ripetibilità del progetto.
L’UE fornisce una vasta gamma di finanziamenti in vari settori, tra cui: sviluppo urbano e regionale; occupazione e inclusione sociale; agricoltura e sviluppo rurale; politiche marittime e della pesca; logistica, mobilità e trasporti; green economy; ricerca e innovazione; aiuti umanitari.
I fondi vengono gestiti in maniera rigorosa al fine che siano spesi finanziamenti in maniera responsabile e trasparente. Il 76% del bilancio UE è gestito in collaborazione con le amministrazioni nazionali e regionali, principalmente mediante cinque grandi fondi, i fondi strutturali di investimento FESR, FES, FC, FEASR, FEAMP, che consentono di mettere in atto la strategia europea 2020. Altri fondi che sono gestiti direttamente dall’Unione Europea. Detti programmi non sono sufficientemente pubblicizzati e nello stesso tempo, molti giovani volenterosi non sanno come parteciparvi.
Com’è noto, il mondo universitario è frequentato da una platea di studenti non proprio modesta. Alla quale va aggiunta l’aggravante che in carenza di comunicazione si hanno zero risultati (La SI-IES, viste tali criticità, con la sua piattaforma www.apprendimentocollaborativo.it ha deciso di aprire una piccolissima porta con attenzione particolare ai giovani). La difficoltà nel gestire fondi europei o nazionali, oltre alla ridotta conoscenza, verte anche nella rigidità con la quale i giovani si trovano costretti a dipanare processi, modalità ed, in alcuni casi, aspetti interpretativi.
L’apertura di un forum o l’utilizzo di una chat possono andare molto bene, ma solo per chi ha già una buona conoscenza. Sono necessari strumenti diffusi ed integrati, corsi di formazione su più livelli e piattaforme di supporto sfruttando le agevolazioni che ci rendono in dote i nuovi media. Bisognerebbe aprire delle startup dedicate ai giovani che vogliono intraprendere la via dell’utilizzo dei fondi europei. Il Ministro del lavoro, il Ministro dello Sviluppo Economico ed il MIUR, in particolare, sono 3 soggetti che in questo senso dovrebbero meglio operare.