L’e-commerce

È un settore che merita attenzione per una molteplicità di motivi. Partiamo subito con in numeri: In Italia sono in costruzione 52 Shopping Center a partire dal 2019 al 2023. Ma è bene sottolineare che gli acquisti tramite il web crescono con numeri a due cifre, pari cioè al 21% l’anno. Secondo SI-IES e il DIHV, il settore ha necessità di nuove strategie rispetto al passato.
 
Lo Shopping Center tradizionale segna il passo. Il modello rappresentato a cui siamo stati abituati è quello di un edificio grande che raggruppa, sotto lo stesso ambiente, un ipermercato come traino per il pubblico, qualche grande negozio specializzato e una serie di punti vendita medio piccoli per lo più gestiti da catene di franchising. Questa “visuale” adesso fa fatica a resistere ai cambiamenti di abitudine dei consumatori.
 
Di recente, i dati presentati all’ultimo appuntamento di Confimprese incentrato sulle grandi strutture commerciali sono abbastanza chiari: nell’ultimo anno le nuove aperture sono state solo 7 e si tratta di strutture di superficie medio piccola, situate nel centro sud, dove la presenza è minore. Secondo i dati in possesso dalla SI-IES, con l’osservatorio ODAR, emerge che adesso in Italia gli Shopping Center sono 955. A questi si aggiungono i 197 retail park: arie commerciali, con presenza ridotta o nulla, di grande distribuzione alimentare e con edifici separati per lo più occupati da insegne specializzate a partire dall’elettronica, abbigliamento, bricolage ed altro.
 
Di qui al 2023 tra centri e parchi commerciali sono in cantiere 52 nuove strutture ma bisogna verificare se in questo arco di tempo alcuni o tutti i progetti giungeranno al termine. Il settore è anche scosso per le notizie che emergono, saltuariamente, proprio per gli Shopping Center. Questa riduzione delle aperture domenicali pare ormai non più consuetudine, aggiungendo un altro rischio con cui fare i conti che desta qualche preoccupazione: l’impetuosa crescita, come Sentieri Digitali ha più volte sottolineato, dell’E-commerce. Stando ai dati a noi disponibili, le attività commerciali dei prodotti destinati agli utenti/consumatori del web quest’anno salirà a 18,2 miliardi di euro, con una crescita pari al 21%. Non è una cifra alta rispetto ad altri paesi europei, ma se si considera il giro d’affari complessivo del commercio italiano si scopre che ogni 3 euro di incremento annuo, 2 sono dovuti alle transazioni effettuate sulla rete.
 
Per un negozio di piccole dimensioni in uno dei 14 maggiori centri commerciali italiani (rating AAA) i canoni di norma commisurati al fatturato dell’esercizio, arrivano a circa 1200 euro al metro quadrato per anno per poi ridursi ad un quarto per i negozi di oltre 1000 metri. L’affitto o la locazione così alti, si giustificano con la richiesta ancora molto elevata di spazi, visto che lo sfitto non supera l’1% della superficie.
 
Ma con il diminuire del rating gli spazi vuoti aumentano: nei centri classificati con la doppia B arrivano al 12% e per quelli di rating inferiore lo sfitto non misurato è visibilmente maggiore.
Per completezza è bene sottolineare che abbiamo anche l’effetto Smartphone che in rete registra molti più acquisti. Il grosso fatturato dell’e-commerce (31,5 miliardi) avviene proprio dal telefonino. I mercati evoluti dal punto di vista dell’E-commerce come la Cina, la Gran Bretagna, ogni 100 euro spesi dai consumatori circa 20 transitano sulla rete. Come già detto lo scenario sta cambiando anche in Italia, dove lo shopping sul web è diventato una leva importante del retail: da solo, in questo anno genererà il 65% della crescita complessiva del commercio, pur rappresentando solo il 7,3% degli acquisti.
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