Smart working, infrastrutture e cambio culturale

Quando pensiamo allo smart working non vengono in mente alcune considerazioni in termini di innovazione, diamo per scontato che per tutti sia stato semplice reinventarsi nel lavoro da casa ma alcune considerazioni vanno fatte. Non dimentichiamo che fra i paesi membri dell’Unione Europea il nostro, purtroppo, è al penultimo posto per la digitalizzazione. Leggiamo “titoloni” che ci mettono sempre tra i primi della classe, invece di rendere i giusti riconoscimenti agli altri, ce lo diciamo da soli e così ci convinciamo di essere tra i primi sul serio. Poi arriva un periodo come quello della pandemia, ci sentiamo dire che nulla sarà come prima e ci “tranquillizzano” che almeno abbiamo la tecnologia, tipo il 5G. Ok, ma cosa vuol dire che abbiamo già la rete in fibra ottica? Tutta l’infrastruttura pronta? Anche per i 3500 comuni che non hanno nulla, definiti “aree bianche”? La risposta è “No”.

La crisi del lavoro

Nel mentre le elezioni sono finite, i politici ed i loro amici continuano a fare campagne elettorale, come se le elezioni regionali non si fossero mai svolte. Invece non è vero, si sono svolte eccome ed ancora una volta “hanno vinto tutti”. Il Paese è già impegnato alle prossime scadenze amministrative, poi l’elezione del Presidente della Repubblica, più varie ed eventuali (imprevisti). Tutto questo serve per dire che “il nostro Paese è democratico”, siamo d’accordo, ma quando parliamo di lavoro ci accorgiamo di circa un milione di persone che hanno perso il posto? Molti pensano che basti dirlo e poi leggerlo ed il problema si sia già risolto, ma invece bisognerebbe agire.

Infrastruttura tecnologica

Veniamo dunque allo smart working: in primis serve l’infrastruttura tecnologica, che vuol dire velocità e facilità di connessione, nonché larghezza di banda per le infrastrutture virtuali, le piattaforme cloud-based, le vpn e molti altri applicativi necessari per lavorare a distanza. Le nuove tecnologie plasmano i processi produttivi e l’organizzazione del lavoro e sono imprescindibili, ma non sono tutto. Vi sono anche spazi e tempi, la scrivania ed il cartellino della presenza non sono più dei totem, oggi si può lavorare di fatto ovunque e gli orari diventano flessibili.

Lavoro agile

Questo è lo smart working che nasce nella sua essenza mista, quello che abbiamo vissuto in questi mesi era più un “home working” che uno smart working. Si dice misto perché appunto deve essere intelligente, ed efficientare il lavoro tradizionale con degli inserti di lavoro da casa o da remoto, per agevolarne i processi produttivi, da cui deriva il concetto flessibile e dinamico del lavoro agile. Con lo smart working l’organizzazione rivoluziona non solo il consueto rapporto lavoratore-azienda, ma anche le relazioni a livello di gerarchia d’azienda. I capi hanno maggiore necessità di delegare, i lavoratori sono maggiormente responsabili. La “forma mentis” necessaria, aldilà dei cambiamenti pratici, dipende da aspetti meno tangibili introducendo nuovi modelli culturali.

Cambiamento culturale e organizzazione di impresa

Lo smart working oggi, forzato dalla pandemia nella sua dimensione più totalizzante, più obbligato che intelligente, si è imposto all’attenzione di tutti. Anche per questo è un ulteriore grande sfida a tutti i livelli, impone di agire e pensare in modo diverso, di questo dovrebbero accorgersi tutte le aziende, organizzazioni, pubbliche amministrazioni. Anche dal punto di vista della comunicazione, altro tratto cruciale, una volta saltati gli schemi tradizionali, spazio-temporali e organizzativi, anch’essa va ripensata all’insegna dell’efficienza.

Vi è quindi una necessità infrastrutturale, che deve arrivare in termini di risorse dalle amministrazioni più o meno estese, ma anche una necessità culturale che deve riguardare l’organizzazione delle imprese e la comunicazione. Il transito verso la società 4.0 adotterà sempre più questi nuovi modelli, ma non si tratta di parlarne e basta, fondamentale equipaggiarsi in tutti livelli, perché da ogni crisi nascono delle opportunità, ma è anche vero che se non sappiamo agire, ogni opportunità può diventare minaccia.

Francesco Chiappetta
Il prof. Francesco Chiappetta, manager d'azienda, è stato docente universitario di vari atenei. Ha profonda esperienza comprovata da incarichi importanti in azienda leader nel settore delle telecomunicazioni. La sua esperienza diversificata ha l’obiettivo di fornire consulenza direzionale, innovativa e approfondita. E' iscritto all'albo dei giornalisti dal 2005, successivamente nel 2007 pone un’iniziativa editoriale, per la società Si -ies, fondando Sentieri Digitali E-magazine di creatività e tecnologia per la comunicazione d’impresa. L’obiettivo di Sentieri Digitali è dedicato alla Comunicazione d’impresa in senso lato: ovvero dalle grandi imprese alle pmi e gli artigiani, dai professionisti alle PA, dal Marketing agli obblighi d’informazione per le società quotate. L’intero contesto dell’e-magazine è incentrato sui passi evolutivi della trasformazione digitale.

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