Agrifood e blockchain

Rendere il cibo più economico e rendere la provenienza dei nostri alimenti facilmente rintracciabile. La risposta è BlockChain.
 
Può sembrare un ossimoro ma l’impatto che la BlockChain può e sta portando alla più antica industria del mondo, ovvero la produzione alimentare, rivoluzionerà questo mercato e l’idea stessa di approvvigionamento del cibo.
 
L’idea di BlockChain, risalente al 2008, è quella di essere una “catena di blocchi” che contengono ognuno più transazioni. È un sistema che consente di registrare ogni transazione e di renderla difficilmente modificabile ed è in grado di gestire tutti i tipi di dati e contratti. Ecco perché può avere ampi ambiti di utilizzo che si muovono in primis dai settori che necessitano di informazioni di monitoraggio ed esecuzione dei contratti fino ad arrivare al mercato dell’agricoltura.
 
Chi lavora quotidianamente in ambito agricolo sa quanto gli ecosistemi siano complicati e quante attenzioni richiede: dalla valutazione dei tempi alle strutture di finanziamento stagionale. Una volta che l’alimento inizia il suo viaggio, per poi terminarlo sulle nostre tavole, diventa protagonista di una catena di approvvigionamento in cui sono presenti anche altri attori. Acquirenti, venditori, distributori, catene alimentari e consumatori. Tutti vogliono essere a conoscenza della localizzazione del prodotto alimentare durante il suo percorso. La propensione verso un’agricoltura BlockChain permette di semplificare le varie fasi sia di coltivazione sia di distribuzione del cibo. È un meccanismo in grado di promettere un’unica fonte di verità per la Supply Chain agricola. Gli obiettivi sono quelli di controllare le prestazioni e migliorarne l’efficienza, avere un impatto su tutta la filiera che possa ridurre i costi, gli intermediari, gli sprechi e le contraffazioni, e le qualità di questo meccanismo tecnologico consentono di individuare subito le peculiarità vantaggiose che portano alla rivoluzione.
Un passo verso questa rivoluzione coinvolge la tracciabilità degli acquisti, ovvero rintracciare e pagare la consegna dei prodotti. Si tratta di un’azione che solitamente svolge una società multinazionale che riceve o effettua gli ordini. È svolta da una terza parte avente sede a livello locale e che funge da “intermediario”, come agente a cui fa affidamento il venditore.
 
Oggi, grazie alla BlockChain questo sistema composto da agenti o intermediari può essere semplificato con la nascita di un unico registro distribuito. Significa che gli acquirenti di materie prime possono adesso parlare direttamente con il fornitore ed inviare i fondi senza intermediari. Basti pensare alla società francese Louis Dreyfus che ha venduto 60.000 tonnellate di soia americana al governo cinese riducendo dell’80% il tempo totale per la logistica grazie all’utilizzo della BlockChain. L’intera transazione è durata soltanto una settimana. È un processo per ridurre, come si può, la burocrazia, e accelerando i processi cartacei che richiedevano settimane per portare a termine la regolazione di un pagamento. Oltre a ciò, si ridurrebbero anche i costi di intermediazione che le aziende devono sopportare e gli agricoltori potrebbero ricevere una quota maggiore dei proventi della vendita.
 
Inoltre, altra tecnologia ci viene in soccorso per supportare questa “rivoluzione”: gli Smart Contracts, i cosiddetti “Contratti Intelligenti” che viaggiano su BlockChain. L’agricoltore può vendere direttamente i prodotti ad un ristorante senza interpellare intermediari. Questo collegamento diretto tra agricoltori e consumatori si può certificare con transazioni in modo sicuro, stipulare contratti e inviare pagamenti istantanei a basso costo.
 
Altro aspetto importante è che può costituire un buon deterrente per la contraffazione: la BlockChain permette di registrare ogni transazione ed è in grado di renderla difficilmente modificabile. Si minimizza il rischio di frodi e ogni prodotto potrà avere il suo “documento di riconoscimento” accessibile a chiunque. In questo modo il consumatore potrà conoscere il produttore, le caratteristiche e le materie prime utilizzate.
 
Da un punto di vista normativo, invece, se c’è un qualche tipo di contaminazione dell’approvvigionamento alimentare, risalire alla provenienza può risultare anche più semplice. E può anche costituire un modo per far sì che si isolino le malattie di origine alimentare.
 
In conclusione, questo tipo di agricoltura basata sulla BlockChain, può costituire un mezzo in grado di far muovere l’economia eliminando le beghe della burocrazia e stando al passo con i tempi attraverso: una maggiore trasparenza; crescita del rapporto di fiducia con i consumatori che si aggiunge ai vantaggi di accelerazione dei tempi di pagamento/consegna; sicurezza e trasparenza su provenienza e tracciabilità e incentivi per gli agricoltori che volessero ricevere finanziamenti.
 
 
 

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