I grandi colossi del mondo digital si muovono verso nuovi promettenti orizzonti, si introducono innovativi modelli di business, si modificano gli esistenti, con l’intento di allargare il proprio portfolio. Uno di questi è Google, che, come ben sappiamo ormai da molti anni non è più solo un motore di ricerca. Svariate le acquisizioni, i nuovi prodotti e servizi lanciati nel mercato dalla holding Alphabet, l’ultima frontiera riguarda l’intrattenimento digitale: se già in buona parte nel comparto musica e film ha da tempo un’offerta in grado di competere sul mercato, ora ad essere invaso è il settore del gaming.
Google irrompe nel settore video-ludico digitale, il servizio si chiama Google Stadia, ed è un servizio in streaming che consente di giocare senza supporti fisici e senza download ed installazioni. Si appoggia a dei server dove sono allocati i data center e con la semplice connessione della wifi è possibile fruire dei giochi online anche ad alta qualità. Il sistema sarà disponibile prima da computer ma poi sarà eseguibile anche dagli smartphone, il tutto in piena modalità cloud gaming.
Google, quindi, amplia il suo pacchetto e si mette in un mercato tanto interessante, quanto pieno di insidie. Il modello di business è simile a quello di Netflix e Spotify, solo che riguarda i giochi. La chiave sono i dati e la profilazione degli utenti, nonché la capacità di personalizzare l’offerta e la vetrina del proprio negozio seguendo le preferenze degli utenti. In questo modo si modificano i contenuti, cambia il mondo del digital entertainment, laddove le piattaforme seguendo queste logiche di marketing basate sulla profilazione, dettano poi la fisionomia delle offerte e anche dei contenuti da produrre. Questo certamente riguarda l’audiovisivo, riguarda la musica e riguarderà anche il mondo dei videogiochi. In questo caso le azioni degli utenti diventano patrimonio della piattaforma per sviluppare il gioco.
Tutto questo avviene con l’imminente arrivo dirompente del 5G, in un’ottica di processazione dei dati che sarà sempre più abnorme. In un mondo che si richiama all’allarme del risparmio energetico, processare dati significa avere necessità di potenza e consumo di energia. Ora sarà importante sul fronte processori, dispositivi di memoria, data center e server, capire come si modificherà anche l’infrastruttura di calcolo. Perché certamente l’industria del digital entertainment chiama, ma anche quella della salvaguardia energetica del nostro pianeta.