Radiografie e intelligenza artificiale

Radiografie, diagnosi, medici, Intelligenza artificiale. Oramai questi elementi si intersecano fra loro, unendo conoscenze e competenze per sviluppare un nuovo modo di vivere la medicina e i trattamenti sui pazienti. L’Intelligenza artificiale ha fatto passi da gigante e lo dimostra uno studio che ha riportato alcuni risultati sul miglioramento, anzi, meglio dire, l’accuratezza che l’IA è stata in grado di fare su uno screening mammografico per il rilevamento di un tumore o meno. Il lavoro scientifico è di estrema rilevanza poiché riesce ad individuare i falsi positivi e i falsi negativi, ovvero non più diagnosi sbagliate.
 
Lo studio è di alcuni ricercatori di Google Health realizzato in collaborazione con il Cancer Research dello UK Imperial Centre, la Northwestern University in Illinois e il Royal Surrey County Hospital. Per rendere questa analisi possibile, è stata data una quantità di dati pari a circa 76.000 donne nel Regno Unito e 15.000 mila negli Stati Uniti. I dati erano tutti anonimi e l’IA li ha scandagliati uno ad uno con l’algoritmo che è stato elaborato che ha dato poi i suoi “frutti”, identificando quante donne avessero il cancro. Questo modello è certamente una fonte importante di supporto nei processi diagnostici, riducendo per l’appunto i falsi negativi e permettendo quindi di poter agire immediatamente con le cure necessarie per sconfiggere la malattia.
 
Ma c’è qualcuno che fa un altro tipo di osservazione e si tratta di una ricercatrice capo dell’American College of Radiology che tratta molto il tema delle “mammografie digitali”, la quale sostiene che in realtà non è sufficiente come risultato poiché è stata considerata solo una determinata fascia d’età e la popolazione presa in considerazione per lo studio non è bastevole poiché gli algoritmi di IA possono dipendere da popolazione a popolazione.
 
Certo, dei programmi di valutazione sono da fare, ma il percorso che si sta seguendo può portare a qualcosa di rivoluzionario anche se serve del tempo affinché. L’importante è comprendere quanto questi strumenti- algoritmi- possano aiutare il lavoro scientifico dell’uomo.
 
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