Fotografie dallo spazio

È di pochi giorni fa la notizia che tra pochi mesi partirà il primo satellite dotato di Intelligenza Artificiale. Ci stiamo abituando a parlarne, a sentire sempre più spesso di Machine Learning, Deep Learning, Big Data, big Analytics e Intelligenza Artificiale. La novità sta nel fatto che codesto satellite sarà in grado di scegliere in autonomia quali immagini portare nel suo viaggio di ritorno dalla Terra, e quali invece scartare.
 
Si chiama Phi-Sat. È un mini satellite- cubesat- che avrà il compito non solo di “fotografare” la Terra, da qualche centinaio di chilometri di quota, ma anche di selezionarle. Perché prima di indirizzarle sulla Terra, “deciderà” in autonomia, dopo aver analizzato le foto, quali inviare e quali no perché evidentemente risultano inutili ai fini scientifici. Insomma, Phi-Sat capirà se la foto è “degna” di essere mostrata agli scienziati in base alla copertura nuvolosa dell’immagine. In questo modo l’invio delle immagini sarà anche più veloce e “leggero” dal momento che l’invio dovrà supportare un numero inferiore di immagini e non tutte quelle che vengono scattate, comprendendo dunque anche quelle risultanti poco visibili o niente affatto.
 
“Il balzo per l’umanità è grande”, come disse un tale chiamato Neil Armstrong nel 1969 appena poggiò il piede sinistro sulla superficie lunare. Certo, i Pianeti sono differenti e il contesto in questo caso non ci consente di fare troppi paragoni. Ma pensare che i due astronauti- il terzo Michael Collins rimase in orbita intorno alla Luna- abbiano eseguito le dovute procedure con una meticolosità, esattezza e finezza in tutto e per tutto dall’inizio alla fine per proteggere sé stessi, rischiando anche la vita, con foto e campioni lunari da riportare sulla Terra per compiere gli esperimenti, fa riflettere sui ritmi con cui la tecnologia digitale sta viaggiando e si sta sviluppando. Soprattutto abbinandola alla ricchezza dei dati da satellite. È espressione della maggiore possibilità di compiere passi in avanti per osservare la Terra.
 
E così come accadde a Houston, anche per questo “viaggio” ci sarà una squadra di esperti che coordinerà e monitorerà ciò che accade. Dalla Terra si confronteranno professionisti e ingegneri sull’analisi delle immagini per cercare di far fare alle macchine quello che farebbero gli uomini.
 
La rivoluzione sarebbe clamorosa: si riuscirebbe a monitorare il territorio in modo più efficace, arginando errori e imprecisioni. Si “addestra” la rete neurale con un dataset di dati da satellite per farle analizzare costantemente le serie temporali, cosicché da farle riconoscere le anomalie e migliorare le prestazioni dei risultati in futuro.
 
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