L’incubo del grande fratello

Scegliamo liberamente cosa fare e cosa ci piace o non piace oppure le nostre scelte, anche di pensare, sono veicolate da qualcuno che ci osserva? L’ottimismo che aveva caratterizzato l’avvento della tecnologia è stato forse spazzato via dal sospetto, dall’ombra di chi si nasconde dietro un PC, uno Smartphone, un Tablet? Siamo in democrazia, e in quanto tale, i metodi e i processi si basano sulle preferenze dei cittadini. Ma il problema è che se queste preferenze vengono “contagiate” subendo una distorsione si rischia di perdere il senso stesso della definizione di democrazia.
 
Le preferenze politiche vengono manipolate dal cd. “microtargeting digitale politico”: un metodo importato dalla pubblicità economica in rete”. Vengono effettuate campagne politiche ben precise a seconda dell’elettore che dunque si vedrà spuntare slogan, video o messaggi personalizzati per rafforzare quelle convinzioni che, a volte, possono essere rovinose. Questo specialmente se si colpiscono elettori più deboli e facili da convincere. È proprio questo il termine: convincere e a farlo sono quei colossi societari che lavorano con e sui dati delle persone per stilare analisi politiche, sondaggi, tendenza. Una volta effettuata la raccolta, si incomincia con equazioni e formule adattabili al nostro pensiero e modo di agire utilizzando strategicamente i nostri dati presi dai principali Social network. Già lo fece Cambridge Analytica captando oltre 50 milioni di dati di utenti di Facebook e influenzando le loro scelte politiche, a quanto pare, attraverso un algoritmo che imita molto l’avviso delle pubblicità commerciali. Il metodo utilizzato è quello di cogliere i punti deboli degli utenti e impressionarli con frasi che possono suscitare fobie e pregiudizi.
 
Si tratta di una enorme capacità di controllo nelle mani delle più grandi organizzazioni economiche, per lo più prive di accountability democratica. Una inesorabile invasione della sfera personale da parte di questo “Grande fratello” che rischia di cambiare e stravolgere anche le relazioni umane se a mancare, poi, potrebbe essere anche l’elemento che più di tutti potrebbe non farci deragliare: la cultura.
 
Forse non è così semplice evitare di essere sottoposti ad un costante controllo, dal momento che quotidianamente esponiamo le nostre preferenze su Internet, ma possiamo evitare che si arrivi ad una società distopica se stiamo più attenti, ascoltiamo e analizziamo con cognizione ciò che ci viene posto davanti. I tempi che raccontava Ray Bradbury nel suo romanzo di fantascienza del 1953 speriamo sempre e solo di poterli leggere e discutere e mai di vivere.

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