La tecnologia 5G è oggetto di grande attenzione da parte di molti paesi importanti. Cina si, Cina no. Se la Cina gestisce la situazione è facile intuire che “dirige il gioco”. La tecnologia è di proprietà della compagnia cinese Huawei e ha oggi il 30% del mercato mondiale ed è avanti di almeno un paio di anni rispetto al resto del mondo. Risulta intuibile come sia complicato poter arrivare alla sua posizione.
In Europa, gli Stati membri dell’UE, assieme alla commissione e all’Agenzia europea per la cybersicurezza, hanno pubblicato un rapporto nel quale si dice che i rischi, a partire dagli attacchi, possono venire dai fornitori di tecnologia 5G, in particolare se il fornitore è soggetto all’interferenza di un paese UE. Il 5G sta trasformando anche internet che non ha solo l’obiettivo quale la comunicazione. Già passati da un communication network ad un content distribution network, ovvero la “rete per la consegna di contenuti”. Prima si inviavano i bit, l’unità di informazione, e non teneva conto se fosse un video, un file o altro. Con il 5G i bit sono trasformati in contenuti, in dati.
Si passa dal content distribution network al Cloud Integrated network, sistemi di strumenti e tecnologie che collegano diverse applicazioni, sistemi e ambienti IT per effettuare in tempo reale lo scambio dei dati e dei processi, oppure distribution network o distributed computing platform, cioè una piattaforma distribuita di calcolo che, non solo contiene il contenuto presente nella rete, ma con l’integrazione tra cloud e rete è anche capace di elaborarlo. Il problema è l’infrastruttura della tecnologia della rete che è dominata dalla Cina.
