Anche l’Europa produrrà semiconduttori

La dipendenza da Usa e paesi asiatici riguardo i semiconduttori preoccupa l’Europa, che ora ha stanziato 43 miliardi di euro per finanziarne la produzione nelle nazioni dell’UE, introducendo gli EU Chips Acts, destinati sia alla ricerca che alla produzione. A dicembre si terrà una riunione affinché questo piano venga discusso dal Parlamento europeo prima che diventi formalmente una legge.

La proposta nasce dalle difficoltà dovute alla carenza di chip che si sta rilevando a livello internazionale e alla crescente domanda di semiconduttori da parte di case automobilistiche, operatori sanitari e operatori di telecomunicazioni, oltre che in diversi altri settori industriali.

Con questi stanziamenti, l’UE spera di raggiungere una quota del 20% della capacità globale di chip per i prossimi otto anni.

Tuttavia, alcuni membri dell’UE hanno messo in dubbio la ripartizione dei fondi dell’UE per quanto riguarda i piani industriali: il rischio è che questo denaro vada a beneficio solo di paesi come la Germania, che è considerata un dei principali nel settore, poiché la tendenza è di finanziare le industrie più grandi. Per evitare una sproporzione che penalizzi alcuni Paesi, è stato deciso o di riassegnare circa 400 milioni di euro di fondi per la ricerca sui semiconduttori verso Paesi con piccole industrie di microchip.

Nonostante questo piano non sia ancora diventato legge, e quindi operativo, e quindi non sarà pronto per il lancio fino al prossimo anno, diverse aziende hanno già annunciato la realizzazione di nuovi siti di produzione di semiconduttori nei Paesi europei, Tra queste aziende, i principali progetti riguardano Intel Corp., GlobalFoundries Inc., STMicroelectronics NV e Infineon Technologies AG.

L’Europa ha dimostrato in questo caso di avere la lungimiranza necessaria a prevenire situazioni di crisi: il mercato mondiale dei semiconduttori è per il 60%  prodotto a Taiwan, il che ha portato da un lato allo sviluppo di conflitti tecnologici tra Cina e paesi occidentali, dall’altro a valutare come fattore critico per l’approvvigionamento delle aziende europee una eventuale invasione di Taiwan da parte della Cina.

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