Una campagna elettorale molto breve, inoltre iniziata durante il mese di agosto, ha messo in crisi i consueti sistemi di comunicazione tra i candidati e i cittadini. I sondaggi evidenziano una forte astensione dovuta al disinteresse verso un sistema politico che da anni non propone soluzioni né ai problemi del singolo né alle questioni sociali che interessano intera collettività. La risposta dell’elettore chiamato alle urne è il rifiuto ad esprimere il proprio voto in quanto deluso da praticamente tutti i partiti politici vecchi e nuovi, da destra a sinistra. Dopotutto, i dati concreti giustificano tale posizione: Nell’ambito dei paesi UE OCSE l’Italia è l’unico paese che nel corso dei 30 anni dal 1990 fino al 2020 ha visto diminuire i salari annuali medi (-2,9%), un fallimento sia della politica che del nostro sistema economico industriale.
Ben lontano dal rivedere la loro cultura e progettualità politica, riflettere sugli errori evidentemente compiuti e sulla necessità di proporre vere soluzioni per migliorare lo status economico dei cittadini, i leader dei partiti in lizza hanno invece preferito puntare sulla comunicazione per attrarre il consenso degli elettori in particolar modo dei non votanti. Tra questi ultimi sono numerosi i giovani i cosiddetti “generazione Z”, che si informano in prevalenza sui social media. Il più “nuovo”, oggi, almeno in termini di interesse, è Tik Tok, un social dedicato ai video, dove trovare scenette divertenti tutorial sugli argomenti più disparati, oppure filmati di vita quotidiana.
In massa, praticamente tutti negli stessi giorni, i leader dei partiti hanno debuttato su Tik Tok portando ciascuno il proprio stile comunicativo, dal più sobrio (e quindi un po’ noioso) al più ironico (e quindi esposto a critiche e sarcasmo): ciò al fine di attrarre quella moltitudine (stimata in più di un terzo degli aventi diritto) dei 4 milioni di giovani che per la prima volta potranno votare al Senato, dove finora erano esclusi gli elettori al di sotto dei 25 anni.
Insuccesso totale: L’impreparazione dei candidati (e dei loro consulenti di comunicazione) nell’utilizzare Tik Tok ha fatto una naufragare l’iniziativa tra slogan voti di significato, promesse insostenibili, tentativi di risultare simpatici, ironici, affidabili.
Il problema di base è che Tik ToK è un social nato con una vocazione di intrattenimento, completamente inadatto per la comunicazione politica. E si è quindi confermato lo scollamento notevole tra il mondo della politica e il mondo della realtà dove vivono i cittadini.