Il mio interesse per la sanità viene da lontano, non solo per passione personale, ma anche per i ruoli svolti in detto contesto. Il valore dei dati delle prestazioni sanitarie ed i valori del campo della valutazione dei risultati dei trial clinici, di studi diagnostici di efficacia di interventi ed in essi eziologici tra esposizione e malattia in studi osservazionali. Tanto sarà maggiore la capacità informatica del dato e tanto maggiore sarà il suo valore. Non a caso, tanto più il dato sarà sintetico e non ridondante, maggiore sarà il suo valore. La capacità comunicativa è naturalmente diversa nel tempo ed in contesti diversi, ovvero è fortemente dipendente dalla domanda di conoscenza.
L’invito è rivolto alle strutture sanitarie e dei comitati etici per affrontare il tema pluricentrico per mettere in luce come si è fatto secondo il protocollo COVID-19 per capire i processi eseguiti al fine di comparare, valutare e crearne uno che possa aiutare le strutture sanitarie in particolare ai medici ed infermieri.
L’ascolto giornaliero è fortemente ripetitivo: “non avevamo esperienza, il COVID-19 ci ha preso all’improvviso”. Sono motivi che palesemente non aiutano l’ascoltatore. Infatti, si è creato panico e sconforto.
Un altro punto che va evidenziato nello studio è la parte informazione-comunicazione. Il medico da noi conosciuto è un professionista serio che emette una diagnosi con piccole spiegazioni di cui ne è determinante il rapporto fiduciario. I medici che abbiamo visto in televisione hanno dato notizie tra posizioni personali “politiche” e farcite con notizie qua e là: “lavatevi le mani, mantenere distanza, mascherine”. Per dire queste cose che sono indicazioni di tipo “igienico” era utile chiamare persona capace con forma semplice ed anche persuasive. Un suggerimento a chi! di non parlare tutti i giorni e a tutte le ore di Covid-19! è molto dannoso per le persone fragili.
Il dato è anche comunicazione