POST COVID
Quale è l’impatto della pandemia a livello sociale?
Estratto dalla presentazione della Ing. Luisa Visca per il DIHV – 28 settembre 2022
per rispondere al quesito sono stati avviati già importanti studi a livello nazionale ed internazionale per alcuni dei quali saranno necessari anni di osservazione prima di avere risultati scientifici, tuttavia sono già emerse importanti evidenze. Prima di citare le evidenze e come il coach può essere di ausilio ripercorriamo alcuni dictat che hanno subito i bambini:
dobbiamo stare in casa, non possiamo più andare a trovare i nonni che potrebbero morire se contraggono il Covid, i bambini malati vanno isolati al di fuori dell’aula scolastica, quando mamma e papà sono davanti al PC non devi avvicinarti e devi stare in silenzio, non puoi più giocare a casa dei tuoi amichetti, non abbracciare i tuoi compagni…………………
Già negli anni ’60 – ’70 lo psicologo E. Erikson evidenziava che la costruzione dell’identità in età infantile è influenzata da fattori psicosociali quali abitudini familiari, comportamenti ripetitivi, che sanciscono l’appartenenza e la condivisione e aiutano ad attraversare in maniera “sana” le fasi evolutive e i problemi connessi (Cerniglia L, Cimino S, Ammaniti M, 2020).
possiamo pertanto affermare che i dictat ricevuti nel lockdown, hanno impattato sulla costruzione d’identità perché all’improvviso è cambiata la modalità di interagire. La modalità umana di interagire, a differenza di quanto avviene tra gli altri esseri del regno aimale è: la capacità di comunicare, cum munis agere mettere in comune, far partecipare. La comunicazione è composta da 3 aspetti: verbale- contenuto del messaggio 7%, paraverbale – volume tono ritmo della voce 38%, non verbale – linguaggio del corpo 55%. Il rispetto dei dictat ha comportato l’impossibilità di esprimersi attraverso il linguaggio del corpo.
Tale cambiamento improvviso della modalità di interagire ha avuto su alcuni individui un impatto traumatico.
Uno studio cinese (Xinyan Xie et al, 2020) effettuato mei primi 4 mesi dello scorso anno a Wuhan, provincia di Hubei – epicentro della pandemia – ha rilevato l’aumento rispettivamente di sintomi depressivi nel 22% e di sintomi ansiosi nel 18.9% dei partecipanti, studenti di scuola primaria e secondaria, a seguito dell’interruzione della frequenza scolastica, delle attività all’aperto e delle occasioni di contatto sociale coi coetanei, evidenziando la “potenza traumatica” di una emergenza sanitaria.
Tale studio è stato avvalorato da successivi studi condotti in altre nazioni.