Qualche anno fa ho scritto un testo per gli studenti della LUISS intitolato: “Legislazione della telematica e delle telecomunicazioni”, Editore Giuffre. In quella occasione ho dedicato circa dieci pagine all’argomento telemedicina. A distanza di anni un quesito ritorna ripetutamente nel tempo: “oggi è veramente percorribile l’istituzionalizzazione della telemedicina come nuove realtà strutturata e sistemica per il Paese”?
Le tecnologie innovative, più che mai, consentono di realizzare il “servizio di telemedicina” e di renderlo scalabile, tanto che più di qualcuno rievoca un imperativo: “bisogna portare detta realtà nei banchi universitari e nelle strutture del servizio sanitario nazionale”. Sicuramente avremmo dei benefici in termini di “efficientamento” dei costi, potremmo garantire assistenza anche alle aree più remote, in modo pervasivo e rapido, e ne va sicuramente del miglioramento della qualità della vita. Nel mentre, il 17 dicembre 2020 la conferenza Stato-Regione ha dato l’”ok” alle indicazioni nazionali per l’erogazione di prestazioni in telemedicina. Ma ancora molta strada c’è da fare.
La spinta data dall’emergenza pandemica
L’emergenza Covid-19 ha imposto una grossa spinta all’utilizzo di soluzioni di medicina a distanza, e ancor di più il tema della “telemedicina” invita i politici, il governo a rivedere l’organizzazione del servizio sanitario nazionale. Nel mio testo citato ho scritto alcuni esempi di telemedicina, esplicitando concetti di “televisita” e “teleassistenza” con medico o personale e medico e paziente collegati a distanza. Questo oggi è consentito grazie anche alla “fibra ottica” che permette la compressione di dati, voce e immagine, cosicché è possibile attuare un “teleconsulto” anche a grande distanza tra nazioni diverse, questo può avvenire per consulti importanti con specialisti internazionali senza trascurare la privacy e tutela dei dati personali. Oltre al supporto della banda ultra larga e del 5G, vi sono anche altre tecnologie abilitanti che stanno trasformando la telemedicina, pensiamo allo straordinario potenziale della realtà virtuale e della realtà aumentata e alla capacità che abbiamo di sostenerne l’esecuzione oggi, anche grazie alla potenza delle connessioni di quinta generazione.
Assistenza sul territorio
Nella telemedicina potrà avere un ruolo importante in questo ambito, anche il medico di medicina generale che può chiedere e consultare altri medici specialisti, e che può dialogare con le farmacie, con il CUP, con gli USCAR. Il sistema in ambito di e-health, medicina digitale e digitalizzazione del Sistema Sanitario Nazionale deve riguardare anche questi elementi e integrarli fra loro con i sistemi di telemedicina appunto. Sentieri Digitali ha più volte riportato notizie di ricerche e studi attuati sia dalla SI-IES che dal DIHV sui temi della “teleriabilitazione”, “telemonitoraggio” e “telecertificazioni”, tutto ciò rientra appunto nel campo della “telemedicina”, che dovrebbe contemplare anche i livelli essenziali di assistenza (Lea). Infatti anche nella parte assistenziale la telemedicina ha un ruolo veramente cruciale.
Una sfida per il nascente Governo
La telemedicina rientra nei compiti del Comitato Etico per la Sperimentazione e la Tutela dei Pazienti e la sua istituzionalizzazione è un’opportunità enorme da cogliere per tutto il Sistema Sanitario Nazionale. Speriamo che il nascente Governo Draghi provveda a mettere in bilancio denari utili per l’innovazione tecnologica, l’istituzionalizzazione e la messa in opera sul SSN della telemedicina. Questo senza dubbio dovrà coinvolgere anche la “Next Generation Italia” che dedica 20 miliardi di euro per la sanità, per promuovere anche la diffusione di strumenti e attività di telemedicina ed anche per l’organizzazione di sistemi informativi sanitari tra cui vi è incluso l’utilizzo della tecnologia cloud computing.