Considerazioni sul Sofagate

Nella giornata di oggi non si fa che parlare di Ursula Von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, finita al centro dello scandalo, definito ironicamente “Sofagate”, relativo alla sua visita ufficiale ad Ankara al fianco del Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel. Di fatti, se il Presidente turco Erdogan e Michel si sono seduti fianco a fianco seguendo le procedure diplomatiche, la Von der Leyen è stata inizialmente lasciata in piedi, per poi accomodarsi su un divano lì di fianco, di fronte al Ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu (al di sotto di lei nel protocollo diplomatico).

Incidente diplomatico

Come sottolineato dai media, a fare rumore è stata la reazione, quasi indifferente, di Michel, rimasto in silenzio e senza nessun intervento in favore della collega. Di fatto, se Erdogan aveva disposto un’unica sedia per la rappresentanza europea, questa, a rigor di cerimonia, avrebbe dovuto essere destinata alla Von der Leyen, vuoi per galanteria, vuoi per il suo ruolo di massima importanza per l’Unione Europea. Ma alzando un po’ lo sguardo quello che vediamo nitidamente è ciò che ci si presenta immediatamente davanti agli occhi: due poltrone per tre Presidenti. Si tratta certamente di un incidente diplomatico. Evidente è stato l’imbarazzo e l’irritazione del Presidente della Commissione, condito da un cenno con la mano destra e un verso di disapprovazione (“ehm”). I social sono impazziti e il caso ha preso dimensioni notevoli.

 

Quando si prepara una visita diplomatica, a decidere cosa succede ci sono due protocolli, quello locale (in questo caso turco) e quello della ambasciata della delegazione ospite. Conoscendo Erdogan i due protocolli dovevano essere osservati e fatti coincidere dall’inizio. Il tutto doveva essere studiato e programmato meticolosamente dagli addetti diplomatici. In questo momento di forte crisi pandemica anche la diplomazia sembra essere stata contagiata. Si tratta di un incidente importante e forse volutamente causato da una delle parti, quella turca. Ora bisogna rifletterci sopra e non sottovalutare l’impatto che voleva e che è riuscito ad avere.

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