Quando il nostro Paese parla e afferma che intende “sburocratizzare” l’apparato pubblico molti si spavento in quanto pensano immediatamente ad un peggioramento.
Un esempio: Se la signora Maria ha bisogno di fare lo SPID, non avendo né computer né cellulare, come può fare lo SPID? La risposta di taluni è facile: “Vai al Caf!”.
La signora Maria non sa nemmeno cosa sia il Caf e, quando lo scopre, si preoccupa nel dover dare i propri dati personali ad un terzo.
Adesso si parla di revisione del catasto e tutti i cittadini sono preoccupati. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, garantisce che si vuole fare una fotografia dell’attuale situazione per meglio monitorarla e che eventuali effetti possono vedere la luce solo a partire dal 2026.
È una vittoria di chi? Forse di nessuno, in quanto rifare la revisione delle mappe catastali è un lavoro complesso e ci vogliono dai 3 ai 4 anni, quindi il 2026 è una data possibile.
Quale preoccupazione emerge? Si parla del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa Resilienza) che corrisponde, per benefici diretti ed indiretti per il nostro Paese, a duecento miliardi di euro da utilizzare fino al 2026.
Chi restituirà poi questi soldi? E come li restituirà? Se l’Europa ci invita a rivedere i conti pubblici, considerato che in Europa siamo in negativo, come è possibile nel 2026 ritornare in rosso profondo?
Come al solito una via, semplice e immediata, è quella del prelievo con una tassa sul bene immobile che è rappresentato dalla casa.
Molti commendatori parleranno di giusta ed equa distribuzione ma la verità è che la casa viene gravata. Una considerazione: molti genitori e molti nonni hanno comprato una casa in quanto, il più delle volte, avevano uno stipendio fisso e quindi la banca erogava in virtù dello stipendio sicuro.
Ad oggi, si parla di evoluzione nel mondo del lavoro, un’evoluzione che non ha sicurezza. Nipoti e figli come possono pagare ulteriori tasse dopo il 2026 se non hanno garanzie di lavoro? Come possono affrontare eventuale responsabilità? Una delle soluzioni più semplici è quella di svendere la casa del nonno o del padre per andare in fitto.
Noi come Paese siamo al primo posto dal punto di vista della proprietà dell’immobile ma certamente, dopo il 2026, andremo nel mucchio in quanto saremo quasi impossibilitati. Evidente poi che la prima casa sulla carta non dovrebbe essere toccata.