Non v’è dubbio che il mondo ha subito dei mutamenti in un arco di tempo veramente breve, è colpa o merito dell’innovazione tecnologica? Probabilmente non è solo quello, il mio modesto parere è che si debba saper affrontare il tema e prodigarsi in molti a lavorare.
Se pensiamo alle trasformazioni culturali, economiche, sociali del nostro tempo, notiamo che vi sono molte ricadute sulla vita delle persone. Un’esistenza trafelata, la percezione costante di inadeguatezza rispetto alla perfezione "del modello macchinico caratterizzante la nostra società". Una vita perennemente al di sopra dei nostri mezzi. L’indebitamento crescente, lo spaesamento rispetto ad un contesto in cui non ci si riconosce più, ma soprattutto l’assenza di luoghi per rielaborare queste difficoltà, a motivo dell’evaporazione dei legami sociali. Purtroppo le reti familiari si trovano a raccontare storie e transizioni vissute nella tensione, nell’insicurezza, nella discontniuità, quando non nella frattura di relazioni e legami, anche nella solitudine e nell’abbandono o nell’estraneità. Nuova povertà, nuova profonda esperienza della fragilità che rende l’incontro con l’altro a volte preziosa occasione di comunione e fraternità, altre volte “ferita” e prova quasi insostenibile. In particolare quando l’altro ci si affida, e sentiamo, soli, la forza della nostra vulnerabilità.
Constatiamo che le famiglie si trovano a doversi misurare da circa un decennio con i depositi locali e quotidiani dello sviluppo globale ed è loro richiesta un livello di attivazione di risorse per l’interpretazione e l’interazione con l’ambiente esterno sia circostante e sia globale, impensabili anche solo nei dieci anni precedenti. I sociologi, gli statistici, gli attuari non sono riusciti a capire il mutamento. Non è la prima volta. Non a caso noi abbiamo scritto più volte che siamo bravissimi a fare un’attenta analisi “il giorno dopo”.
Purtroppo a fronte di questa situazione troviamo famiglie preoccupate, stremate dal senso di inadeguatezza, indebitate, depresse, con i figli protetti timorosi di buttarsi nelle cose della vita. Aumentano i disagi invisibili, la zona grigia che sta tra la cosidetta normalità ed il disagio conclamato e ciò si ripercuote su un ceto sociale preciso “il ceto medio” che diventa una nuova cospicua area di vulnerabilità.