Hikikomori. La crisi della comunicazione sociale.

Cosa è? L’Hikikomori è una condizione psico-sociale che isola le persone della società che si recludono in casa per molto tempo, evitando qualsiasi contatto con l’esterno. In Giappone sono quasi 1 milione i casi, non riguarda solo i giovanissimi (la fascia di età più rappresentata è quella fra i 15 e i 24), ma anche di età più avanzate. Si tratta di persone che non studiano e non lavorano, non hanno amici e trascorrono la maggior parte del tempo a casa, nella propria stanza, vivono di relazioni “sociali” solo in Rete e con i social network. Per questo si parla di “un male che affligge le economie sviluppate”.

Non mancano i casi in rapida crescita anche in Italia, già 100 mila casi. Per un Paese è certamente una minaccia sia sociale che economica. La vita scolastica, la vita professionale e le relative scelte. Il governo giapponese definisce Hikikomori, una persona che non sia uscita di casa o che non abbia interagito con altri da almeno sei mesi. Le forme di devianza e atteggiamenti compulsivi sono diversi, a partire da persone che non abbandonano il divano per andare al wc, a quelle che hanno l’obbligo di farsi la doccia più volte al giorno o pulire le piastrelle del bagno per ore; poi giornate piene fatte di videogiochi, di mondi virtuali e reti digitali.

Jeff Kingston, professore di Asian Studies alla “Temple University di Tokyo”, ha dichiarato “le generalizzazioni troppo ampie tendono sempre a confondere, sembra però che siamo più che altro i maschi a mostrare sintomi evidenti di rinuncia sociale, spesso in quanto conviventi con i genitori che si prendano cura di loro”. “Lasciano raramente l’abitazione o la propria stanza, spesso limitando  la propria attività e interazione con il mondo virtuale”. “Hikikomori è considerata una malattia della classe media perchè solo in questo ambito è possibile ottenere il sostegno dei propri familiari”.

Secondo il New York Times, gli specialisti hanno iniziato ad osservare l’hikikomori come fenomeno sociale dalla metà degli anni ’80, quando i giovani davano segnali di letargia, rifiutandosi di comunicare e passando la maggiore parte del tempo chiusi nelle loro stanze. Alcuni a Tokyo si ritirano dalla società perchè non sanno cosa fare della propria vita.

Certamente dietro a questa nuova problematica e patologia sociale ci possono essere diversi fattori scatenanti, le economie che non premiano i giovani, l’ncapacità di resistere alle pressioni sociali, la paura di competere a scuola e nel lavoro; e i nuovi media che non invitano ad alimentare la socialità, l’autorealizzazione e l’autocelebrazione di sè che ormai si esaurisce completamente in Rete. I mondi virtuali alienanti, le webtribe,  sono abbastanza per sentirsi vivi senza rischiare più di tanto, per cui è facile sopravvivere nascondendosi dietro un nickname. Ora serve urgentemente un intervento a livello sociale e una collocazione clinica per controbattere il fenomeno.

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