La tragedia avvenuta questa notte presso l’ospedale Al-Ahli di Gaza City ha causato centinaia di morti, mostrando l’orrore della violenza di Hamas. E’ ben noto – sia dalle intercettazioni, sia dai video dell’esplosione – che la responsabilità è del movimento terroristico islamico che si è insediato a Gaza; ciò in quanto l’incendio in cui sono morti i civili è stato scatenato da uno delle centinaia di rudimentali razzi che ogni giorno Hamas lancia verso Israele, molti dei quali (circa un terzo) cade a terra ed esplode provocando incendi ben prima di superare il confine, danneggiando la popolazione palestinese.
Pertanto, la “violazione del diritto internazionale”, che troppo frettolosamente Charles Michel, presidente del Consiglio UE, ha attribuito ad Israele è invece dovuta ai razzi di Hamas, così come altri lutti che hanno colpito il territorio di Gaza in questi giorni.
In questa guerra, che sta trasferendo i suoi effetti brutali nel mondo, e di cui le aggressioni al funzionario dell’ambasciata israeliana in Cina e la barbara uccisione dei turisti svedesi a Bruxelles, costituiscono solo i primi episodi, deve essere ben chiaro il profilo di Hamas, la sua cultura e i suoi obiettivi.
Hamas è un movimento di fondamentalismo islamico (infatti ha un legame molto stretto con il regime teocratico iraniano), che dopo avere vinto le elezioni ben diciassette anni fa ha reso Gaza una dittatura fondata sulla legge islamica, cancellando ogni forma di libertà e di democrazia. Un gruppo, come ha indicato Federico Rampini, di “portatori di una cultura del fanatismo religioso più reazionario, oscurantista, maschilista, sessista, omofobo”. Hamas non ha a cuore la “liberazione della Palestina”, né il benessere dei palestinesi, ma ha come unico obiettivo (condiviso con l’Iran) la distruzione dello Stato di Israele e il genocidio degli ebrei.
I giornalisti, politici, intellettuali dell’Occidente devono prendere atto che questa e la realtà, e non insistere in risibili giustificazioni dell’operato di Hamas, che oggi appaiono solo come un oltraggio ai civili trucidati nel recente sanguinoso attacco in Israele.