Dove ricercare le cause della bassa produttività

Il dato sulla produttività indicato dall’Istat segnala la sostanziale incapacità del Paese ad evolversi traendo vantaggio dalle nuove tecnologie e dal diffondersi dei processi di innovazione. Un tasso di crescita medio dello 0,5%, misurato in un arco di tempo che va dal 1992 al 2011 rappresenta una nazione che deve rivedere con serietà ed impegno tutta la sua impostazione. A livello di governo, la classe politica deve riflettere sui "fanalini di coda" della produttività, che coincidono con i settori da essa direttamente amministrati: l’istruzione, la sanità, il "sociale". Le diverse lobby devono chiedersi se è nella loro chiusura alla concorrenza che devono ricercarsi le cause della bassa crescita della produttività nelle attività professionali; analogamente, il settore delle costruzioni dovrebbe domandarsi se la scelta di rivolgersi a personale non qualificato, ma poco costoso (anche perché spesso privo di contratto) è stata globalmente ottimale, alla luce della riduzione della produttività del -1,2% segnalato dall’Istat.

La trattativa imperniata sullo scambio di incentivi fiscali a fronte di un incremento di produttività esprime solo una parte del problema. Che non è tanto di risorse economiche, quanto soprattutto di impostazione strategica e di impegno personale. Se l’Italia, nel decennio 2001-2010, figura all’ultimo posto tra i 27 paesi europei, la responsabilità è di tutti: di una scuola meno selettiva e formativa e dei suoi studenti che puntano al diploma, ma non alle conoscenze che dovrebbe certificare; di una classe politica che ha badato più a interessi personali e di frazioni del proprio elettorato piuttosto che al bene comune; di imprenditori che hanno preferito comode scorciatoie quali il lavoro nero o la contiguità ai già citati politici invece di investire in innovazione e formazione del personale; del sindacato che difende il lavoratore anche se ruba o danneggia l’azienda.

Francesco Chiappetta
Il prof. Francesco Chiappetta, manager d'azienda, è stato docente universitario di vari atenei. Ha profonda esperienza comprovata da incarichi importanti in azienda leader nel settore delle telecomunicazioni. La sua esperienza diversificata ha l’obiettivo di fornire consulenza direzionale, innovativa e approfondita. E' iscritto all'albo dei giornalisti dal 2005, successivamente nel 2007 pone un’iniziativa editoriale, per la società Si -ies, fondando Sentieri Digitali E-magazine di creatività e tecnologia per la comunicazione d’impresa. L’obiettivo di Sentieri Digitali è dedicato alla Comunicazione d’impresa in senso lato: ovvero dalle grandi imprese alle pmi e gli artigiani, dai professionisti alle PA, dal Marketing agli obblighi d’informazione per le società quotate. L’intero contesto dell’e-magazine è incentrato sui passi evolutivi della trasformazione digitale.

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