Un attacco al mondo occidentale

Il processo di globalizzazione che a partire da fine millennio ha interessato aree sempre più ampie del Pianeta è stato il modello di sviluppo che l’Occidente ha messo in campo per aggregare, prima sul piano economico e successivamente sul piano culturale e valoriale le nazioni più distanti dalle democrazie liberali che costituiscono la parte più avanzata del mondo.

In quest’ottica va vista la inclusione di Mosca nel G8, promossa da Berlusconi che, con la firma della Dichiarazione di Roma nel maggio del 2002, sanciva la fine della guerra fredda con l’apertura della Nato anche alla Russia. Vedere allo stesso tavolo, Bush e Putin è stato un risultato storico, con il quale si poteva immaginare una nuova era dove rischi di guerre mondiali erano completamente azzerati.

Nello stesso anno, l’entrata della Cina nel Wto, portava implicazioni economiche, commerciali e politiche che nell’arco di pochi anni avrebbero trasfigurato le filiere produttive: anche la Cina si apriva all’Occidente, acquisiva stili di vita occidentali e diventava la “fabbrica del mondo” dove tutti trasferivano le proprie produzioni per abbassare i costi del lavoro, mentre nel contempo milioni di cinesi si trasferivano dalla povertà della campagna al benessere delle città industriali.

Unico problema del mondo rimaneva il terrorismo internazionale, che solo l’anno prima, l’11 settembre 2001, cambio la percezione del mondo in poche ore. Da allora, l’equilibrio del mondo divenne il contrasto al terrorismo di ogni specie e ideologia, che vedeva uniti tutti i popoli, sia le democrazie liberali che le autocrazie in cui le libere elezioni erano per lo più una finzione.

Per anni, si è pensato, da parte di noi occidentali, che la globalizzazione avesse trasferito i nostri valori democratici – anche se con i dovuti limiti – in ogni luogo. Eravamo rassicurati dalle vacanze in Costa Smeralda degli oligarchi russi, dalle ingenti spese nel lusso dei nuovi ricchi cinesi, dall’apertura dei Paesi Arabi alla modernità occidentale. Internet e i social media erano diventati una piazza virtuale mondiale dove musica rock, influencer di ogni genere, serie tv e cinema ineggiavano al benessere, al consumo, alla spensieratezza.

Solo un’illusione, solo una breve parentesi: l’aggressione russa all’Ucraina evidenziava la strategia adottata da Putin nel condizionare l’Europa con forniture di gas a basso prezzo, per silenziare la sua opposizione alle proprie mire espansionistiche; la forza dell’economia cinese, ormai parte cruciale delle filiere produttive era, nei piani di Xi Jinping, l’arma con cui bloccare qualsiasi sanzione rispetto alle sue mire su Taiwan.

Ora, l’attacco terroristico di Hamas – chiaramente organizzato con il contributo dell’Iran (storico alleato di Mosca) – e motivato dall’intenzione di sabotare la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele (con la firma degli Accordi di Abramo) mette l’Occidente dinanzi ad una realtà bendiversa: la globalizzazione, come mezzo per creare un’armonia mondiale, sotto l’egida della democrazia e della libertà, ha fallito il suo scopo.

Francesco Chiappetta
Il prof. Francesco Chiappetta, manager d'azienda, è stato docente universitario di vari atenei. Ha profonda esperienza comprovata da incarichi importanti in azienda leader nel settore delle telecomunicazioni. La sua esperienza diversificata ha l’obiettivo di fornire consulenza direzionale, innovativa e approfondita. E' iscritto all'albo dei giornalisti dal 2005, successivamente nel 2007 pone un’iniziativa editoriale, per la società Si -ies, fondando Sentieri Digitali E-magazine di creatività e tecnologia per la comunicazione d’impresa. L’obiettivo di Sentieri Digitali è dedicato alla Comunicazione d’impresa in senso lato: ovvero dalle grandi imprese alle pmi e gli artigiani, dai professionisti alle PA, dal Marketing agli obblighi d’informazione per le società quotate. L’intero contesto dell’e-magazine è incentrato sui passi evolutivi della trasformazione digitale.

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