La manovra finanziaria in corso di approvazione, pur essendo necessaria ai fini dell’equilibrio dei conti pubblici e delle richieste espresse dalle autorità europee, porterà inevitabilmente alla recessione il Paese. Da più parti si evidenziano squilibri, poiché essa è basata soprattutto su ulteriori tasse, ma non prevede misure per stimolare la crescita economica. Inoltre, le polemiche dovute alle tensioni con alcune categorie produttive (i tassisti, le farmacie, le edicole, ecc) alimentano uno spirito di antagonismo che mina la coesione tra cittadini e instaura un clima di antagonismo piuttosto che di cooperazione.
Sono numerose le aree di intervento su cui operare per dare spazio all’imprenditoria e alla iniziativa personale: una maggiore certezza del diritto, con processi più brevi e pene certe, elemento su cui sono molto attenti soprattutto i potenziali investitori esteri. E infatti, quanto a capacità di attrarre investimenti, l’Italia è oggi il fanalino di coda dell’Europa. E’ necessaria una burocrazia più snella, con minori spese per chi intraprende: aprire una Srl è un costo che non ha eguali in altre nazioni sviluppate, oltre alle innumerevoli autorizzazioni che troppo spesso diventano occasione di comportamenti arbitrari da parte dei funzionari preposti.
Lo Stato deve diventare più snello, pesare di meno sulla collettività, tagliando i costi improduttivi e liberando risorse per la formazione, la libera iniziativa e i consumi: questi ultimi rappresentano la "domanda interna", senza la quale non c’è crescita, né occupazione. Demonizzare chi spende, sia anche nel lusso, significa deprimere l’economia, non aiutare il Paese.
La classe dirigente deve evolversi, rendersi conto che amministrare la cosa pubblica è una responsabilità importante, che, come diceva Amintore Fanfani "i soldi dei poveri si amministrano in ginocchio", ovvero rispettando il loro sacrificio nel rinunciare ad una parte dei loro modesti introiti per sostenere lo Stato.
Forse è necessario un ricambio generazionale, siamo uno dei Paesi in cui l’età media dei governanti è più alta. Servono nuove idee, un nuovo stile di governo, a livello centrale e locale.
Un new deal gestito da giovani dai 20 ai 40 anni potrebbe rinnovare l’Italia e dare nuove speranze ai cittadini. Giovani che non hanno vissuto gli anni della contrapposizione ideologica, che hanno sensibilità verso i temi dell’ambiente, della solidarietà, della responsabilità e dell’impegno personale.
E con la speranza di un vero, concreto cambiamento, auguro a tutti i nostri lettori un sereno Natale ed un felice e proficuo 2012. Auguri!