Le elezioni americane

La vicenda di Donald Trump certamente farà riflettere il mondo intero, era dato per perdente fino alle due di notte italiane, solo da quel momento in poi si hanno avuto i primi accenni alla vittoria che di ora in ora si faceva sempre più concreta. Trump è il primo Presidente degli Stati Uniti d’America “autonomo”, senza un vero e proprio aiuto da parte dei politici, dopo 240 anni di storia presidenziale è il primo outsider.

Le riflessioni da fare sono tantissime: in primis capire la sconfitta della Clinton, una donna che ha fatto ragionare il mondo con il “pensiero unico occidentale”. Per certi versi questo risultato delle elezioni americane è paragonabile al Brexit, il popolo americano ha seguito e vissuto i due mandati di Barack Obama non proprio con entusiasmo.

In tutto questo tam tam elettorale si è constatato un fallimento totale dei mass media, dovremmo dire poveri elettori, ma in realtà non è necessario perchè dulcis in fundo decidono da soli. I sondaggi, totalmente sballati, si sono rivelati ancora una volta utili solo per prendere posizioni del tutto opposte rispetto alla comunicazione che ci viene data. Dunque, vanno inclusi anche i corrispondenti esteri che probabilmente non riescono a dare riscontro al proprio giornale della realtà del paese di cui sono ospiti. Altro settore da rivedere è quello diplomatico fortemente assente e privo di conoscenza della situazione e del termometro del popolo americano.

Dopo un’ora dalla vittoria Donald Trump ha ringraziato gli elettori, tutti i suoi collaboratori,  la sua famiglia ed ha dichiarato: “sarò il Presidente di tutti gli americani”, mentre in maniera diplomatica non ha fatto cenno alla politica estera. Ha, inoltre, ringraziato Hillary Clinton, nel ruolo dell’opposizione ed ha  invitato il popolo americano ad essere unito convergente per il miglioramento del paese.

Trump ha vinto e molti sostengono che questo risultato sia frutto della rabbia del popolo americano, altri ritengono che la vittoria sia derivata dal fatto che si sia posto contro l’establishment americano. In tutto questo bisogna rivedere il concetto di politically correct e di “politically incorrect”, certamente c’è da dire che i popoli sorprendono, in questo caso per il forte malcontento in maniera prevalente della classe media che si è sentita abbandonata.

La classe operaia americana 8 anni fa ha votato per Obama, oggi la stessa classe operaia ha votato per Donald Trump. Dopo il fenomeno Brexit ed il risultato americano è opportuno che l’Europa faccia le adeguate e giuste riflessioni. Speriamo che questo shock possa servire a svegliarsi, fare le cose seriamente, cercare di innovare. Magari cambiando delle persone, molti degli “inamovibili” fanno la professione di comunicazione sia su carta stampata che nel comparto televisivo. Da oltre 30 anni troviamo sempre gli stessi senza comprendere che il web ed il fenomeno social network hanno cambiato il mondo, il risultato americano lo dimostra. Siamo esausti di sentire sempre gli stessi opininisti che parlano sempre lo stesso linguaggio per difendere se stessi, il loro posto e le caste che li proteggono.

Auguriamoci che le carte si possano mescolare, se non si percepirà questa “rottura” probabilmente sarà la fine. Un dato: 346 giornali americani schierati per Hillary Clinton e 9 giornali per Trump, è una dimostrazione palese che non contano niente.

Nel nostro Paese, in Europa e anche negli USA, si chiedono pareri alle star, ai calciatori, ad una attrice piuttosto che ad una cantante, talvolta per essere sponsorizzati. Normalmente chiedere pareri illuminati è un po’ pericoloso, si può creare confusione: è necessario che ognuno venga intervistato per il proprio lavoro. Oggi viviamo in un clima di mutamento e di caos totale, non bisogna aggiungere ulteriore confusione.

Molti governi hanno preso posizione, il nostro Presidente del Consiglio si è ufficialmente fidanzato con la Clinton e con Obama. Renzi avendo dato un endorsement non deve giustificarsi, anche se la posizione migliore probabilmente sarebbe stata quella del silenzio. I governi dovrebbero stare al loro posto, senza spendersi per questo o per quel candidato, esistono e rimangono per sempre le relazioni diplomatiche e ancora di più le relazioni commerciali con il quale poi si deve confrontarsi.  Si dovrebbero affrontare problemi come l’innovazione, l’occupazione, le pensioni, migliorare la situazione economica, dando tranquillità reale, tangibile e non virtuale.

Francesco Chiappetta
Il prof. Francesco Chiappetta, manager d'azienda, è stato docente universitario di vari atenei. Ha profonda esperienza comprovata da incarichi importanti in azienda leader nel settore delle telecomunicazioni. La sua esperienza diversificata ha l’obiettivo di fornire consulenza direzionale, innovativa e approfondita. E' iscritto all'albo dei giornalisti dal 2005, successivamente nel 2007 pone un’iniziativa editoriale, per la società Si -ies, fondando Sentieri Digitali E-magazine di creatività e tecnologia per la comunicazione d’impresa. L’obiettivo di Sentieri Digitali è dedicato alla Comunicazione d’impresa in senso lato: ovvero dalle grandi imprese alle pmi e gli artigiani, dai professionisti alle PA, dal Marketing agli obblighi d’informazione per le società quotate. L’intero contesto dell’e-magazine è incentrato sui passi evolutivi della trasformazione digitale.

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