Molte barbe lunghe, che hanno anche un biglietto da visita con la qualifica di economisti, non sono state in grado di elencare in maniera elementare quali effetti negativi si sarebbero riversati sulla Grecia e sui Paesi europei a seguito di una ipotesi di default. Nessuno ha parlato degli impegni di Tsipras nei confronti dei suoi concittadini (in questo caso è molto italiano, promettere non costa nulla!). Dinanzi a responsabilità precise, il Presidente Tsipras ha avuto sulle proprie spalle il vero peso del default ed ecco che dal cilindro magico è spuntato il referendum che ha investito il Paese. Ricordo a me stesso che in Italia abbiamo avuto un referendum in cui, facendo una croce sul si, avrebbero vinto i no e facendo una croce sul no avrebbero vinto i si – siamo unici! Speriamo che non sia materia esportabile. Noi italiani e tutta la grande stampa italiana siamo bravissimi ad attuare diagnosi e cure, ma solo il giorno dopo del referendum greco. Alcuni esempi? “Lo schiaffo di Atene alle regole dell’Europa”; “Il no all’intesa con i creditori”; “Grande paura per la Grecia di rimanere isolata”; “Hanno votato poco più del 60%”; in Italia avrebbero scritto subito “il 50% dell’elettorato”. Una campagna elettorale durata meno di 15 giorni, d’altronde, non dimentichiamo che il popolo greco non ha nessun problema e quindi tutti i giorni li può passare a leggere i giornali, senza pensare al lavoro, senza pensare ai 60 euro da ritirare in banca, la popolazione ha subito capito tutto e ha votato con la massima serenità, d’altro canto i problemi non ci sono. Secondo taluni sono solo a carico di coloro che si definiscono creditori. Poi, sempre la stampa del giorno dopo, titola così: “Le banche in bilico”; “Rischio insolvenza”; “Titoli di Stato e liquidità, la BCE al bivio per evitare il caos”; l’America teme il dollaro forte, ed infine abbiamo un incontro tra la Merkel e Hollande, e gli altri 19? e gli altri 28? Conviene giocarli a lotto, vi è la possibilità di vincere!