Settimana di quattro giorni, riflessioni

L’idea di restringere la settimana lavorativa a quattro giorni si inserisce nell’ambito del dibattito sull’importanza della flessibilità e dei benefici sul posto di lavoro, che segue lo stravolgimento di orari e presenza in ufficio dovuta ai lockdown causati dal Covid-19. Nuovi comportamenti dei lavoratori, che hanno scelto di privilegiare il loro benessere personale piuttosto che i guadagni e la carriera, hanno fatto impennare le dimissioni volontarie e la ricerca di modalità di lavoro con minore impatto sulla vita privata.
L’obiettivo proposto è che i dipendenti lavorino quattro giorni alla settimana ricevendo lo stesso stipendio e guadagnando gli stessi benefit, ma con lo stesso carico di lavoro; le aziende progettano di realizzarlo con lievi aumenti delle ore lavorate nei quattro giorni, riducendo il numero di riunioni e organizzando il lavoro del singolo in modo più indipendente.
L’ipotesi di base è che, raggiungendo un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata, i dipendenti coinvolti siano più soddisfatti, aumentando così la produttività del loro impegno quotidiano.
Ma esistono infinite criticità: in primis, tale idea potrebbe essere applicabile concretamente solo al lavoro in ufficio; nei casi in cui la presenza fisica del dipendente sia componente essenziale della prestazione, non avrebbe senso: si pensi ad un medico di pronto soccorso, ad una guardia giurata, allo chef di un ristorante. Se la prestazione del lavoratore è un’azione concreta, ridurre la settimana lavorativa non ha effetti sulla produttività.
Nel caso del lavoro di ufficio, giova una riflessione su quante ore siano effettivamente dedicate al lavoro durante la permanenza in ufficio: e non ci riferiamo solo alle riunioni (a volte troppo lunghe, oppure poco utili), ma a quei comportamenti, molto diffusi ma deplorevoli, che descrivono pause pranzo che si allargano a dismisura, soste per fumare una sigaretta, sorseggiare un caffè in compagnia dei colleghi, in conversazioni extra lavorative che spaziano dal calcio alle vacanze.
Se da una lato consideriamo che lavorare solo quattro giorni è un grande aiuto a gestire il proprio “privato” specie per le madri lavoratrici, o chi vuole dedicare tempo allo studio, dobbiamo riflettere alla complicazione dovuta alle relazioni tra colleghi o tra dipendenti e clienti, in quanto l’assenza legittima del quinto giorno di uno si scontra con le necessità degli altri con cui lui collabora / interagisce. A meno che non si scelga di azzerare il venerdì per tutti, realizzando un’improbabile “settimana cortissima” che però trasferisce la criticità del contatto alle imprese che lavorano con Paesi esteri.

Francesco Chiappetta
Il prof. Francesco Chiappetta, manager d'azienda, è stato docente universitario di vari atenei. Ha profonda esperienza comprovata da incarichi importanti in azienda leader nel settore delle telecomunicazioni. La sua esperienza diversificata ha l’obiettivo di fornire consulenza direzionale, innovativa e approfondita. E' iscritto all'albo dei giornalisti dal 2005, successivamente nel 2007 pone un’iniziativa editoriale, per la società Si -ies, fondando Sentieri Digitali E-magazine di creatività e tecnologia per la comunicazione d’impresa. L’obiettivo di Sentieri Digitali è dedicato alla Comunicazione d’impresa in senso lato: ovvero dalle grandi imprese alle pmi e gli artigiani, dai professionisti alle PA, dal Marketing agli obblighi d’informazione per le società quotate. L’intero contesto dell’e-magazine è incentrato sui passi evolutivi della trasformazione digitale.

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