Una delle più forti "barriere all’entrata" nel mondo del lavoro, è per i giorni la necessità di dimostrare un’esperienza lavorativa pregressa. La frase "cercasi giovani laureati con esperienza lavorativa" descrive un circolo vizioso complicato da interrompere: chi non ha esperienza non riesce ad entrare in azienda, ma solo entrando in azienda si potranno accumulare esperienze.
Finora, il mezzo utilizzato da imprese e giovani senza esperienza per "incontrarsi" è stato lo stage: un modo per far compiere ai giovani quella prima esperienza lavorativa indispensabile per poter essere presi in considerazione. Per l’azienda, lo stagista non rappresenta un costo, e quindi anche in tempi di crisi essa è disponibile a dare un’opportunità ai giovani motivati ad impegnarsi nel lavoro.
La recente riforma degli stage (finanziaria dello scorso agosto) ha però modificato le regole creando non pochi problemi ai giovani.
Stagisti solo per sei mesi, e con inizio entro un anno dalla laurea: un vincolo troppo stringente, che riduce le possibilità di scelta del giovane. Con queste misure, l’intenzione del governo era di evitare ai giovani un periodo di vita troppo ampio senza percepire un compenso: infatti, tra le misure previste vi è anche la determinazione di un "equo compenso di natura indennitaria" dovuto ai praticanti professionali, un costo in più che va a gravare su studi che già soffrono della crisi economica.
Noi proponiamo che la Regione Lazio adotti la stessa misura della Regione Toscana, finanziando gli stage, invece di corsi di formazione dai dubbi risultati. Molti giovani potrebbero accumulare esperienze in una o più aziende, percependo un piccolo compenso senza gravare sulle PMI che li accolgono, che sono già gravate di costi e tasse in un difficile momento di crisi.