Una tradizione di Milano, una riflessione per Roma

Era l’anno 1774 quando i deputati della Veneranda Fabbrica del Duomo decisero di posizionare sulla guglia più elevata della erigenda cattedrale una statua alta 4,16 metri raffigurante la Madonna con lo sguardo rivolto verso il cielo, ad intercedere per la benedizione divina sulla città di Milano. La Madonnina, diventata il simbolo del capoluogo lombardo, si stagliava dall’altezza di 108,5 metri, il punto più alto della città.

Da allora, per una disposizione non scritta degli Anni Venti, diventata ufficiale solo un decennio dopo, era vietato costruire in città edifici che sovrastassero il primato della statua.

Quando, durante il boom economico, la città di Milano conobbe una rinascita del suo skyline, gli studi di architettura (BBPR per la Torre Velasca e Ponti per la Torre Branca) rispettarono la disposizione. Solo nel 1960, l’edificio voluto da Alberto e Leopoldo Pirelli è il primo a violare il divieto, proponendo un grattacielo di 127,4 metri di altezza. Il fabbricato, soprannominato “il Pirellone”, è progettato da Pier Luigi Nervi, un cattolico che risponde alle pressioni dell’arcivescovado (retto all’epoca del cardinale Montini, il futuro Paolo VI) proponendo di porre al 32-esimo piano – l’ultimo – dell’edificio una copia della Madonnina. Una statua alta solo 85 cm, benedetta dal cardinale Montini, che risulta invisibile a tutti, anche perché l’accesso a quest’ultimo piano è vietato. Nel 1978 il grattacielo divenne sede della Regione Lombardia, che mantenne al suo posto lo statua.

Recentemente è stato costruito il Pirellone-bis, seconda sede della Regione, alto 161 metri. Nel rispetto della tradizione, il presidente della Regione, Roberto Formigoni, ha collocato una targa che rammenta l’altezza (e quindi il superamento) del grattacielo Pirelli quando la nuova costruzione ha raggiunto il 35esimo piano, ponendo anche una piccola riproduzione della Madonnina. Essa è stata spostata di piano in piano, durante la costruzione, fino alla cima dell’edificio, al 39esimo piano.

Ciò che accadde a Milano cinquanta anni fa viene riproposto oggi, nel rispetto di una tradizione che rappresenta una positiva forma di dialogo tra mondo laico e religioso. Come ha affermato Formigoni, la Madonnina è un “simbolo religioso e civile di Milano e della Lombardia”. E con la statua benedetta dall’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, la secolare tradizione è stata onorata, anche se violata.

In questi giorni, si è aperto a Roma il dibattito relativo alla possibilità di costruire nell’area periferica della città edifici di altezza superiore alla basilica di San Pietro. Infatti, nel centro della città, analogamente a quanto avvenuto a Milano, non è statopossibile costruire palazzi che superassero in altezza il Cupolone. Anche Eurosky, il grattacielo di viale Avignone all’Eur, firmato dall’architetto Franco Purini, rispetta questo vincolo, fermandosi a 120 metri, al di sotto dei 136 metri di San Pietro.

Tuttavia, nelle recenti dichiarazioni del Sindaco Alemanno, compare la possibilità di spezzare questa tradizione, anche se solo in periferia, in nome del progresso e del futuro. Ma sarebbe auspicabile che il Campidoglio trovasse un simbolo rappresentativo a mitigare la discontinuità con il passato, restituendo valore simbolico al centro della cristianità. Non esclusivamente in senso religioso, ma come centro intorno cui si è sviluppata la città di Roma, come simbolo di un civiltà che si evolve ma non dimentica il suo passato.

Solo un simbolo, ma importante per l’identità di Roma che, diventando una metropoli moderna, non può perdere la sua anima, e deve trovare il modo per rendere i cittadini partecipi del suo sviluppo. Come avviene a Milano, dove la “Madunina” è diventato il simbolo di una comunità operosa, in cui si riconosce ogni milanese, anche “di adozione”.

I romani devono sentire un senso di “appartenenza” alla città, e a ciò possono contribuire anche tutte le iniziative che stimolano la condivisione, riscoprendo le piazze come luoghi di aggregazione e di confronto, non solo di frettoloso passaggio. Ideare modalità nuove di “dialogo” tra il cittadino e la città, superando le differenza di cultura e riscoprendo un sentire comune che stempera la violenza urbana, fa emergere le emozioni di ciascuno e “avvicina” le persone.

A ciò potrà contribuire la tecnologia, che con i suoi innovativi apparati consente di realizzare iniziative di “cittadinanza attiva” a costi limitati, ma con un risultato sul pubblico di grande significato ed incisività.

Francesco Chiappetta
Il prof. Francesco Chiappetta, manager d'azienda, è stato docente universitario di vari atenei. Ha profonda esperienza comprovata da incarichi importanti in azienda leader nel settore delle telecomunicazioni. La sua esperienza diversificata ha l’obiettivo di fornire consulenza direzionale, innovativa e approfondita. E' iscritto all'albo dei giornalisti dal 2005, successivamente nel 2007 pone un’iniziativa editoriale, per la società Si -ies, fondando Sentieri Digitali E-magazine di creatività e tecnologia per la comunicazione d’impresa. L’obiettivo di Sentieri Digitali è dedicato alla Comunicazione d’impresa in senso lato: ovvero dalle grandi imprese alle pmi e gli artigiani, dai professionisti alle PA, dal Marketing agli obblighi d’informazione per le società quotate. L’intero contesto dell’e-magazine è incentrato sui passi evolutivi della trasformazione digitale.

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