La mancanza di strategie nelle TLC

Il nostro numero uno nel campo energetico è certamente ENEL. Non vi è dubbio che ogni impresa debba aggiornarsi, migliorare il proprio business, soddisfare le esigenze del cliente, contenere i costi ed arrivare ad un risultato positivo.

Telecom Italia Spa è un gestore di telecomunicazioni che negli anni ha visto degli “imprenditori” acquistare la compagnia tutta a debito, non solo una volta, anche due. Lo Stato interviene indirettamente, fa le sue verifiche, almeno così dice l’Europa, d’altronde non vi è dubbio che si tratti di un settore importante e probabilmente scopriremo che è anche strategico. Le telecomunicazioni sono state sempre ritenute per un’infinità di motivi cruciali per ogni paese. In Italia sembra che siano un optional: io invado il tuo campo, l’altro un campo diverso ancora e del lavoratore ci interessa poco. La risposta è  semplice e magica, al contempo troviamo: “la diversificazione”, la cassa integrazione, la solidarietà sociale e chi più ne ha più ne metta.

La strategia del governo, visto che si parla di energia, va a corrente alternata, una volta si arriva verso una formula tipo IRI pubblico-privata, un’altra volta è il mercato che deve decidere, in breve siamo privi di una strategia del settore. Si parla di banda ultralarga che definisce le connessioni internet super veloci, la velocità superiori ai 30 Mbps, ma si punta ad una velocità di 100 Mbps, molti la ritengono l’evoluzione di domani ma per molti stati è già il presente. Da un’indagine effettuata è emerso che nel nostro Paese oltre 1/3 delle unità immobiliari è coperto dai 30 Mbps e poco più del 10% dai 100Mbps. La strategia qual’è? Come al solito ha sempre due vie, una è quella di promuovere la tecnologia con forti investimenti e facendo un piano secondo previsioni (non politiche) che siano veritiere e che possano giustificare l’investimento. L’altra via è quella di fare ed aspettare che il mercato (domanda/offerta) si accorga della novità e formando un numero telefonico (call center) metta a disposizione la vera strategia.

E’ giunta l’ora di avere persone idonee e capaci che possono fare non una politica strategica secondo il volere del capo, ma una politica strategica che, come si suol dire, ci metta la faccia. Se si commettono errori si deve avere il coraggio di abbandonare la nave dinanzi ad un fallimento. L’azienda va vista nel suo complesso, guardando il bilancio, sapendo leggere i numeri e constatando che le entrate siano almeno vicino alle uscite. Una cosa importante sono i debiti, a prescindere verso chi. Se i debiti sono cospicui bisogna tirar fuori dal cilindro una strategia convincente che non ha il compito di orientare gli uomini dell’azienda, ma bensì il mercato ed ancora di più il povero azionista.

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