La riforma del Terzo Settore

Dopo due anni di dibattimento, la Camera ha approvato in via definitiva la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale.

La riforma risponde alla necessità di riorganizzare e rendere organica la normativa sul Terzo settore, un’esigenza percepita da un complesso di oltre 300 mila organizzazioni no profit e 6,63 milioni di volontari.

Il Terzo settore viene definito come l’insieme degli enti privati costituiti con finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale che, senza scopo di lucro, promuovono e realizzano attività di interesse generale, mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi.

Nonostante le discussioni ancora in corso sul rischio di privatizzazione del Terzo settore, le novità del testo di riforma ricalcano in buona parte le linee guida del progetto iniziale.

Codice del Terzo settore. La riforma prevede la redazione di un apposito Codice che avrà lo scopo di revisionare e riordinare il complesso di disposizioni esistenti in materia. Il Codice provvederà all’istituzione di un Registro unico del Terzo settore presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali. L’iscrizione al registro sarà obbligatoria per tutti gli enti che si avvalgono di fondi pubblici o privati e di fondi europei.

Servizio civile universale. Previsto un meccanismo di programmazione triennale per il servizio civile, che viene aperto a italiani, cittadini comunitari e stranieri regolarmente soggiornanti di età compresa tra 18 e 28 anni,  per un periodo che va dagli otto ai dodici mesi.

Imprese sociali. Le imprese sociali, definite come le organizzazioni private che svolgono attività per finalità di interesse generale e destinano i propri utili al conseguimento dell’oggetto sociale, avranno l’obbligo di una gestione trasparente e responsabile. I settori di attività delle suddette imprese saranno individuati dai successivi decreti attuativi. La più importante novità riguarda la possibilità di dividere utili e dividenti, purché questi siano destinati in maggior parte all’oggetto sociale dell’impresa.

Agevolazioni fiscali. La razionalizzazione della normativa determina una revisione del 5 per mille, con l’obiettivo primario di rendere trasparente l’utilizzo delle somme devolute con tale strumento. Gli enti no profit potranno raccogliere i propri fondi attraverso il crowdfunding online o attraverso l’assegnazione di immobili pubblici inutilizzati. 

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