Il tessuto industriale del nostro Paese è costituito per oltre il 90% da PMI, con risultati e sacrifici premiati con eccellenza. Il ruolo del DIHV è quello di dare la propria esperienza e professionalità per favorire la crescita delle PMI. Purtroppo, il più delle volte risulta difficile mettere in pratica ciò che viene detto. Più volte abbiamo scritto su Sentieri che servono nuovi modelli di business correlati alla trasformazione digitale. Servono risorse giovani, qualificate congiuntamente alla presenza di esperienze gestionali manageriali di un certo livello. Occorre un linguaggio innovativo e non vetusto e ripetitivo, se possibile anche senza retorica.
Un punto risonante che riguarda il nostro Paese è la burocrazia perché è effettivamente intollerabile. Tutti ne parlano ma non si vedono i risultati. Proposta da fare di vietare ai politici di pronunciare la parola burocrazia con parole nuove “abbiamo fatto”, o “non abbiamo fatto”. È emerso che 4 lavoratori su 10 non sono adeguatamente qualificati a svolgere una mansione responsabile e consapevole. Il DIHV è a disposizione per un modello di lavoro sia pubblico che privato per le PMI in particolare a dare la propria esperienza, analisi e proposta innovativa.
Si parla molto di ambiente e relativa salvaguardia. Certamente siamo d’accordo all’unanimità ma dove non siamo d’accordo è quando si incomincia ad impiegare l’ambiente per non fare niente o ancora di più per chiudere le imprese. L’impresa deve essere gestita da persone capaci. Nondimeno il ruolo del magistrato dovrebbe essere quello di trovarsi al di sopra delle parti e tenersi fuori dalle attività complesse e non sempre di facile comprensione delle imprese. Nello stesso tempo bisognerebbe far passare il messaggio che il lavoratore è tutelato e che le lotte compiute personalmente, con sacrifici, per conquistare le dovute tutele nel mondo del lavoro, non siano state vane.
È anche interessante far passare il messaggio che gli investitori italiani od esteri possano scegliere il nostro territorio. Il caso ex ILVA, scudo penale sì, scudo penale no, ha generato una sfiducia collettiva non solo nel nostro Paese ma anche per coloro che intendono intraprendere il cammino di gestire o creare un’impresa. Nientemeno abbiamo necessità di avere prima un documento firmato con le garanzie altrimenti nessuno si impegna a creare lavoro. Tutto ciò vuol dire cambiamento o arretramento? Non è possibile continuare a sperare per un domani migliore senza toccare il cambiamento e rispettare il lavoratore senza strumentalizzarlo o parlare per nome e per conto senza capire qual è il proprio bisogno, pensiero, necessità.