Hanno scoperto che il dato vuol dire economia

Sentieri Digitali in collaborazione con la SI-IES ha dedicato particolare interesse all’economia dei dati e le relative tendenze di mercato, parte integrante dell’economia digitale, per non dire sinonimo, tanto che molto spesso viene ribattezzata “data driven economy”. In questo ambito abbiamo scritto più volte che è necessario rinnovare i modelli, le regole sono cambiate, per quanto riguarda la tutela dei dati personali, per ciò che concerne la concorrenza e non solo. Viviamo in un vero e proprio ecosistema digitale, con svariati nuovi soggetti, la quarta rivoluzione industriale (industria 4.0) è già esistente in una società sempre più iperconnessa.

La digital economy esiste non soltanto nella dimensione più tradizionale delle ICT che conosciamo, ma si forgia su nuovi paradigmi e infrastrutture, come le piattaforme del cloud computing, l’internet delle cose (IoT), i Big Data, l’Artificial Intelligence, la Virtual Reality, il 3D, la BUL e il 5G, solo per citarne alcune. Abbiamo ripetutamente scritto sulla catalogazione del dato con riferimento alla tipologia di informazione, alla struttura del dato e alla modalità di raccolta. La digital economy oggi è anche blockchain, un database distribuito che sfrutta il peer-to-peer, un sistema che non possiamo più trascurare che sta rivoluzionando il mondo delle transazioni e invadrà moltissimi settori.

Nell’economia digitale il ruolo dei dati è sempre più preponderante, il dato rappesenta il motore della trasformazione della digital economy. I dati e le informazioni sono, da tempo ormai, componenti determinanti del successo, in questo ecosistema diventano vero e proprio volano del cambiamento. Le ingenti quantità di dati,  generati a velocità impressionati, con la loro complessità e ampiezza, alimentano la necessità di grandi processori per la loro elaborazione. Quella dei Big Data è una realtà che non può più prescindere dall’HPC (High Performance Computing), i dati vanno elaborati ad una velocità altrettanto elevata di quella con cui vengono prodotti. È evidente oggi, che quando parliamo di Big Data non possiamo più parlare di una tecnologia e realtà emergente, ma di una realtà in auge, a pieno regime e totale protagonista della nostra quotidianità. I dati sono degli input ed vanno analizzati in maniera particolare “caso per caso”. I Big Data hanno un volume, una velocità, una varietà e un valore (il modello a 4V dei Big Data). Le tecniche di analisi sono le più avanzate, “data mining”, “data science”, “predictive analytics”. Con queste tecniche si va a personalizzare e ad affinare le proprie strategie di business al meglio. I dati vanno acquisiti, analizzati, comparati, elaborati e archiviati e poi utilizzati generando valore aggiunto per l’impresa, o per una task specifica.

In tutta questa preponderanza del dato, nasce una questione di fondamentale importanza: la sicurezza. Come difendere i dati digitali? Importante non trascurare il rapporto tra diritto antitrust e la disciplina e la tutela dei dati personali. L’UE, con il regolamento 2016/679 del parlamento europeo e del consiglio del 27 aprile 2016, emana la General Data Protection Regulation (GDPR) per la protezione dei dati delle persone fisiche e per il trattamento dei dati personali. Il GDPR, l’abbiamo ripetuto una miriade di volte, entrerà in vigore il 25 maggio 2018, imprese e enti pubblici dovranno essere conformi a questa normativa. Il GDPR nasce per fissare le regole su come i dati debbono essere mantenuti e conservati in azienda. La normativa è volta a difendere i diritti e la libertà dei cittadini europei ed i propri dati personali e vuole regolare la “violazione dei dati – data breach”: le modalità sil come difendere i dati, come difendere e tutelare le persone, nonchè l’identità e la libertà delle stesse.  In tutto questo forte responsabilità debbono avere la PA e le imprese per la gestione delle informazioni.

Merita un’attenzione particolare sottolineare che purtroppo in merito ad un argomento così importante della gestione dei dati, della loro tutela e protezione, oltre che analisi, per un paese come il nostro si riscontri che ancora non c’è molta preparazione, scarseggia anche una letteratura scientifica estesa innovativa, ma il più delle volte ripetitiva. Questa nostra testimonianza ha scopo anche di educatio affinché si comprenda che l’argomento merita una riflessione seria e puntuale con un investimento di tipo tecnico e scientifico.

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