“Reverse charge” o inversione contabile?

Troppo spesso accade che l’utilizzo della terminologia inglese può essere davvero controproducente e tutt’altro che necessaria. Puntuale è l’espressione che da il titolo a questo articolo, ma cosa si nasconde dietro di essa? Che cosa si intende con il termine “reverse charge”? L’espressione si colloca nella terminologia inerente l’IVA e indica il meccanismo dell’inversione contabile, una modalità specifica di applicazione dell’imposta sul valore aggiunto. Ci focalizziamo su questo tema proprio perchè qualche mese fa, su questo e-magazine, abbiamo messo in risalto un appello alle istituzioni (Presidente del Consiglio, Camera, Senato) pregandole di scrivere i propri provvedimenti in italiano.

A partire dalla legislazione si arriva presto alla stampa. Pensate un po’, all’inverso, se un cittadino americano dovesse leggere sulla stampa “l’inversione contabile” al posto di “reverse charge”? A più di qualche cittadino italiano forse qualche preoccupazione dovrebbe sorgere. Soprattuto se si considera che nel leggere delle notizie in questi termini, molto spesso si capisce poco. L’utilizzo eccessivo di anglicismi troppo spesso complica la comprensione di un testo, ma soprattutto evidenzia e rafforza le lacune che già possediamo nella comprensione della nostra lingua. L’Accademia della Crusca infatti afferma: “l’italiano non è una lingua davvero amata dai suoi utenti, al di là delle dichiarazioni superficiali, tanto è vero che gli italiani, sia i giovani sia i vecchi e adulti, sono gli ultimi nelle classifiche della capacità di comprendere un testo». Certamente l’utilizzo di forestierismi non ci agevola nel superare certi limiti.

Cos’è dunque l’inversione contabile? Vi veniamo in aiuto: è un particolare meccanismo di applicazione dell’IVA per effetto del quale il destinatario di una cessione di beni o presentazione di servizi, se soggetto passivo nel territorio dello stato, è tenuto all’assolvimento dell’imposta in luogo del cedente o prestatore. Il venditore emette fattura senza addebitare l’imposta, applicando la norma che prevede l’utilizzo del regime dell’inversione contabile (art.17 comma 6 del DPR 633 – del 1972).

Ci appelliamo, dunque, mediante questo articolo ad un duplice scopo: il primo riguarda ancora una volta l’invito agli uomini che hanno responsabilità politiche di scrivere possibilmente in lingua italiana comprensibile e in seconda istanza di cercare di mettere il cittadino nelle condizioni di non essere mortificato. Non tutti conoscono la lingua inglese e non tutti sono abituati a dialogare col fisco. L’argomento è serio e quindi merita molta attenzione ed anche il giusto approfondimento nel modo più chiaro ed efficace possibile.

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