Quartieri “poveri”, spesso degradati, diventano oggetto di interessanti azioni di rigenerazione urbana da parte di imprese immobiliari, causando inevitabilmente un aumento dei prezzi delle abitazioni e quindi una rotazione della tipologia di residenti. Questa è la gentrificazione, un termine che assume per alcuni un significato negativo, senza rendersi conto che agire su territori già costruiti azzera il consumo di suolo, considerato negativo per la tutela dell’ambiente, e migliora comunque il tessuto urbano, creando lavoro, progresso, nuove opportunità.
Ovviamente, questi processi di mutamento devono essere monitorati ed assistiti dai governi locali, in modo da mitigare gli effetti sui cittadini, e quindi le critiche vanno rivolte all’inazione degli amministratori locali, piuttosto che agli investitori immobiliari. E’ il caso dei mercatini di Londra, minacciati da un mutamento del tessuto urbano che ne riduce la visibilità e l’interesse da parte dei consumatori, senza che dalle autorità provenga una qualsiasi forma di supporto.
Un esempio è il mercato dell’’East Street Market nel distretto di Southwark di Londra uno dei mercati più antichi, grandi e frequentati ed un luogo storico della classe operaia, che in questi anni ha ridotto le attività da 260 a 80 operatori. I protagonisti accusano le autorità locali di “deliberata negligenza”, non avendo stanziato fondi per investimenti, pubblicità, monitoraggio per far fronte alla riqualificazione del quartiere da parte delle imprese immobiliari. Il ruolo dei mercati non è solo economico, offrendo merci a basso costo per i più indigenti, ma è anche una occasione di socialità per le persone meno istruite e con una rete di amici e familiari meno forte.
La rigenerazione urbana ha portato nuovi abitanti, non interessati alle modeste merci del mercatino, i cui operatori assistono impotenti alla contrazione dei ricavi senza che alcuno li aiuti a migliorare la loro offerta. L’assenza di un confronto con la comunità locale non ha consentito una pianificazione sul piano sociale degli interventi urbanistici, e quindi la contrarietà allo sviluppo non è un rifiuto della modernità o della riqualificazione dei quartieri, ma la modalità con cui essa si è svolta, ovvero la totale assenza degli enti locali e del loro ruolo di difesa dei più deboli.