Neutralità della rete e costi infrastruttura

Le società di telecomunicazioni aumentano la pressione sulle autorità di regolamentazione europee per costringere i giganti digitali a sborsare parte del costo della costruzione della spina dorsale di Internet, sostenendo che le grandi aziende Internet, principalmente americane, hanno costruito le loro attività sulla base degli investimenti multimiliardari che i vettori hanno effettuato nell’infrastruttura Internet.

In effetti, circa la metà del traffico sul web è generato da Google, Netflix, Meta, Apple, Amazon e Microsoft; le aziende di tlc lamentano di aver speso miliardi per la posa di cavi e l’installazione di antenne per far fronte alla crescente domanda di Internet, senza investimenti corrispondenti da parte di Big Tech e ritengono che esse dovrebbero pagare commissioni “eque” per tenere conto delle loro sproporzionate esigenze infrastrutturali e contribuire a finanziare il lancio delle reti 5G e in fibra di nuova generazione.

Il CTOdi Orange ha dichiarato che  “Senza le telecomunicazioni, senza la rete, non c’è Netflix, non c’è Google”, e quindi le aziende di tlc sono il punto di ingresso nel mondo digitale e devono quindi ricevere un pagamento sia dal cliente che le utilizza, sia dal fornitore di contenuti che opera grazie ad esse. Sarebbe un modello di business analogo a quanto avviene negli app store di Google ed Apple, che addebitano costi agli sviluppatori delle app in cambio dell’utilizzo dei loro servizi.

Invece, le grandi aziende tecnologiche affermano che ciò equivarrebbe a una “tassa su Internet” che potrebbe minare la neutralità della rete ed avere un effetto negativo sui consumatori; Netflix, ad esempio, afferma che un costo per lo sviluppo della rete andrebbe a gravare su bilanci che devono supportare la realizzazione di spettacoli e contenuti.

Inoltre, il dibattito sulla “condivisione equa” ha suscitato la preoccupazione che i principi della neutralità della rete – che affermano che Internet dovrebbe essere libero, aperto e non dare priorità a nessun servizio – potrebbero essere compromessi. In particolare, le aziende tecnologiche temono che coloro che pagano di più per l’infrastruttura possano ottenere un migliore accesso alla rete. Ad esempio, Google ha affermato che i pagamenti di quote eque “potrebbero potenzialmente tradursi in misure che discriminano efficacemente tra diversi tipi di traffico e violano i diritti degli utenti finali”.

Thierry Breton, capo dei mercati interni della Commissione europea, ha affermato che il blocco deve “trovare un modello di finanziamento per gli enormi investimenti necessari” nello sviluppo delle reti mobili di prossima generazione e delle tecnologie emergenti, come il metaverso. Inoltre, Breton ha affermato che è importante non minare la neutralità della rete e che il dibattito non dovrebbe essere caratterizzato come una “scelta binaria” tra fornitori di servizi Internet e aziende Big Tech.

Articolo precedenteImmobiliare, la gentrificazione a Londra
Prossimo articoloPNRR e Comuni

Altri articoli dell'autore

Advertisment

Puoi leggere anche...

567FansLike
1,441FollowersFollow

Ultime notizie

Agroalimentare e la sua filiera

I lettori di Sentieri Digitali hanno avuto modo di comprendere l’impegno costante per un settore così strategico del nostro Paese e dell’Europa. Nell’ambito della...

L’acqua

L’acqua vuol dire vita e quindi è un bene primario. Senza fare polemiche è ben rappresentare che la rete idrica del nostro paese a dir...

Comunità Energetica

Il Clean Energy for Europe Package è basato su una proposta della Commissione Europea del Novembre 2016 e definisce gli obiettivi e la strategia...

Vuoi avere le notizie aggiornate ogni mercoledi?

Iscriviti alla newsletter

LinkedIn
LinkedIn
Share