Il futuro dell’Information Technologies passa per IoT, Big Data e High Performance Computing

A oggi, secondo Gartner, gli oggetti connessi sono circa 5 miliardi e diventeranno 25 entro il 2020. Altre fonti stimano che i dispositivi connessi nel globo siano ormai tra gli 8 e i 10 miliardi. Va da sè che la connessione fra internet e gli oggetti si diffonderà sempre di più, le tecnologie abilitanti sono già esistenti e consistenti e quella che verranno introdurranno efficienze tali che la “massificazione” di simili device sarà inevitabile. Avremo etichette intelligenti, sistemi di riscaldamento e smart metering collegati in Rete e gestibili da remoto; i tag rfid ed i qr code già stanno permettendo ai siti archeologici e all’opere d’arte di raccontare se stesse, permettono di tracciare gli oggetti e le loro movimentazioni a livello logistico, con essi migliaia di sensori intelligenti trasmettono informazioni rilevanti in Rete. Così si progredirà sempre più nell’efficientamento produttivo e di filiera, pensiamo al manifatturiero e all’Industria 4.0, ma anche all’agroalimentare e al monitoraggio delle colture. Il progresso avverrà anche nelle nostre città e nella PA verso una situazione sempre più reale di smart citizenship.

In mezzo a questo turbinio di dispositivi collegati fra loro, nell’estensione più totale della grande Rete, rimangono milioni di miliardi di dati. Il legame tra Big Data e Internet of Things è stretto, gli oggetti ed i sensori dell’IoT sono in grado di raccogliere moli di dati sull’ordine dei Terabyte, di conseguenza servono software in grado di processare ed elaborare questi dati in maniera anche piuttosto istantanea. Dall’esplosione di questo grande quantitativo di dati deriva il fenomeno Big Data che indica proprio vastità di dati prodotti iper-rapidamente e nei formati più diversi, la cui elaborazione richiede tecnologie e risorse che vanno ben al di là dei sistemi convenzionali di gestione e immagazzinamento dei dati. Per ottenere informazioni utilizzabili nei processi decisionali di un’azienda, è necessario utilizzare strumenti alternativi ad elevate capacità di calcolo, da cui deriva il grande topic dei super computer, o High Performance Computing (HPC). Entro il 2020 ci sarà una crescita dell’offerta di lavoro nei Big Data del 23%, contro il 19% di tutto il settore IT. Il settore trainante insieme all’IoT che con i dati è strattamente correlato.

La chiave del nostro tempo è quella di saper gestire i dati, di saperli analizzare e trarne valore. Le fonti di big data continuano nella loro trasformazione, bisogna considrare le app aziendali, il web, i social media, piattaforme, sensori, tag, forme di dati che si evolvono e cambiano, importante saper tracciare questa evoluzione. Averne la sensazione e carpirla per tempo. Un data manager ed un data analyst non possono trascurare questi elementi di multidimensionalità dei dati, incorporando le nuove fonti nelle proprie piattaforme di gestione e analisi. Quindi catturare i dati, processarli e archiviarli allineandoli al contesto, e trarne beneficio a livello di insight strategici e di gestione di impresa: quali sono le informazioni rilevanti? Quali sono i dettagli che rendono migliore la mia azienda? Gli approcci possono essere svariati: descrittivi, predittivi e  prescrittivi. Così servono nuove competenze oltre che le adeguate infrastrutture di calcolo a supporto: il data scientist, coadiuvato dalla tecnologia e dal machine learning, con adeguati tools di data visualization, possono dare ed estrapolare informazioni rilevanti a livello competitivo e non solo.

Inoltre, se il pane del nostro tempo (che sia aziendale, professionale o domestico/quotidiano) sarà costituito da dati, non possiamo non tutelarci a livello di cultura e consapevolezza nel data management, nella valorizzazione delle analisi e anche nella protezione di questi, dobbbiamo guardarci anche dai malavitosi avventori che vorranno sabotare la nostra sicurezza, la nostra azienda o la nostra riservatezza. La disciplina necessaria, in cui molto va fatto sia a livello educativo chee manageriale, oltre che di tutela della protezione dei dati, è quella di un approccio di data management diffuso, ed esteso a tutti i livelli della quotidianità. Un approccio nuovo, consapevole e razionale, che sia costruito e stimolato sulle condotte di tutti, sia nel luogo di lavoro che nel tempo libero.

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