Il prossimo 4 marzo, milioni di italiani saranno chiamati a scegliere i nuovi rappresentanti delle assemblee parlamentari che avranno l’onere e il dovere di tentare la costruzione di una nuova compagine governativa la cui scelte influenzeranno, inevitabilmente, la vita del nostro paese e delle future generazioni.
I dati che emergono dalle rilevazioni mostrano chiaramente come la politica in senso stretto non sia un elemento di primo piano, i governi che si sono succeduti non rappresentavano uno schieramento o un altro ma bensì un pot-pourri di forze politiche, oltre 500 "cambi" che hanno ingenerato solo maggiore confusione.
Il costituendo scenario politico del 2018, con i suo schieramenti, programmi elettorali e candidati, qualunque saranno le scelte scaturite dalle urne, dovrà affrontare temi complessi come riforma del lavoro, risvegliare nelle nuove generazioni quell’amore e attenzione (e senso civico) per le scelte che interesseranno le loro vite e quelle dei loro figli, e l’attenzione a temi sempre più importanti e all’ordine del giorno, quale l’immigrazione crescente (che porta con se due macro temi: la gestione dei flussi migratori incontrollabili e non identificabili con conseguenti rischi per la sicurezza) che impongono una governance sempre più attenta dell’area mediterranea, di cui l’italia è il principale attore, nonché protagonista nella gestione di molteplici processi (politiche di accoglienza, integrazione, espulsione, etc).
Paesi come la Francia mirano allo sviluppo e alla creazione di nuove imprese e start up innovative composte da un piccolo gruppo di giovani che con la tecnologia (big data, cyber security e IoT) possono avere un impatto disruptive senza confini, l’Estonia ha digitalizzato il paese – sbrurocratizzando procedure amministrative che attraggono capitali, la Svizzera studia la blockchain da applicare alla finanza ma anche al governo e le policy sul territorio. Esempi positivi che devono necessariamente essere studiati e approfonditi, com’è dirimente la ormai nota questione del riconoscimento del merito, pensiamo al mondo universitario, ai dottorandi e ricercatori che oggi faticano nel trovare il giusto riconoscimento nelle realtà e negli organismi pubblici del nostro paese (l’annosa questione della fuga dei cervelli); viceversa il settore privato ha da tempo dimostrato di saper cogliere le opportunità e da tempo punta ad avere personale qualificato per affrontare le crescenti sfide del mercato, nella ricerca e nello sviluppo, in un contesto competitivo sempre più globalizzato e internazionale dove il fattore tempo è determinante per il raggiungimento delle performance e dei risultati.
E non ultima l’annosa questione del rilancio del Sud del nostro paese. Tutto questo non potrà prescindere, da un elemento determinante, quello della selezione e la scelta dei candidati che dovranno necessariamente avere nel loro know how ed expertise competenze afferenti ai settori dell’innovazione, della comunicazione per potersi proporre e agire nell’ambito dei nuovi scenari nazionali e internazionali, questi ormai sempre più “connessi” ai nuovi sistemi di partecipazione e trasparenza delle politiche pubbliche, capacità riconosciute e immediatamente riconoscibili che consentiranno agli eletti di trasmettere in modo chiaro e diretto i valori della compagine politica al quale appartengono, nonché operare fattivamente nell’agire dell’attività che saranno chiamati a svolgere in favore di tutto il paese; è un dato di fatto, questo che ci attende sarà un voto/referendum dove gli aventi diritto sceglieranno in primis la persona, la sua storia e la sua credibilità.
Il primo passo, che tutti gli elettori saranno chiamati a fare per comporre il delicato mosaico delle futura classe politica del paese, sarà una scelta attenta e consapevole dei candidati.
E’ quanto dichiara in una nota Andrea Chiappetta – Presidente dell’Associazione Giovani per ROMA.