Si deve fare uno sforzo collettivo per valorizzare il ruolo – nell’equilibrio ambientale – delle piante, a partire dai boschi, parchi, singoli alberi che sono anch’essi parte viva del Paese, patrimonio materiale della nostra gente. La considerazione che si ha di tali beni, e conseguentemente l’uso che se ne fa, sono tra gli indici non secondari con cui si misura il grado di civiltà di un popolo. La loro cura, il loro rispetto, la loro valorizzazione, non sono soltanto aspetti di tecnica “colturale”, ma rientrano nella stessa sfera della cultura, intesa ad affermare la priorità della persona umana.
“Chi taglia una pianta, quella si vendica colla sua ruina”, ammonisce, senza mezzi termini, Leonardo da Vinci nei suoi “Pensieri”. Le piante come parte di un equilibrio ecologico, ma anche come parte del paesaggio – si pensi ai filari di cipressi della Val d’Orcia, oppure ai secolari ulivi delle Puglie – ma anche fonte di sostegno economico per molte persone.
Il settore primario, l’agricoltura, dopo decenni di oblio è tornato in auge grazie ad una maggiore attenzione a ciò che si mette in tavola, ai nutrizionisti, ai medici che hanno vantato le peculiarità della dieta mediterranea. Prodotti poveri come i legumi, o banalizzati come il grano sono diventati argomento di discussione non solo in ambito medico, ma tra i più raffinati gourmet.
Le recenti polemiche sul vino e la sua presunta dannosità mettono in luce la necessità di una politica integrata tra il ministero dell’Agricoltura e il ministero della Salute per procedere da un lato a difendere la qualità e il mercato del vino italiano, dall’altro a rassicurare i consumatori sui benefici che un uso misurato di bevande alcoliche a modesta gradazione (i 12-14 gradi del vino, ben lontani dagli oltre 40 dei superalcolici) può portare in dote.
Il singolo operatore, anche se di grandi dimensioni, nulla può contro un Paese che apre una campagna contro una categoria di prodotti. E’ quindi auspicabile – come è già in parte avvenuto – una presa di posizione decisa ed organica da parte dei ministeri competenti. Ovviamente, è altrettanto auspicabile che i cosiddetti “esperti” di settore, così come i principali media (quotidiani nazionali, tv), si muovano compatti in difesa di un fiore all’occhiello del Made in Italy alimentare, evitando interventi in contrasto agli interessi nazionali, per soddisfare solo il desiderio di contrastare il Governo in carica.