Il tappo di sughero sostituito con un tappo a base di canna da zucchero. Questo consente di eliminare del tutto il rischio di dover buttare il vino al gusto di tappo a causa della Tca, la molecola trasportata da un fungo che a volte si annida nei sugheri mettendo a repentaglio intere produzioni. L’azienda agricola che ha adottato questa soluzione è "la Brandini – La Morra" in provincia di Cuneo nelle Langhe, le artefici sono le sorelle Serena e Giovanna Bagnasco. La tenuta La Morra che prima era destinata alla produzione di vino sfuso è stata acquisita dai Bagnasco nel 2007 che hanno deciso di investirvi con questo approccio alla coltura e vinificazione bio di qualità, con un occhio di riguardo a innovazione e sostenibilità.
La Brandini, fondata nel 1986, vanta una produzione tutta biologica di 15 ettari di viti tra La Morra e Serralunga, per 40 mila bottiglie tra Barolo, Barbera, Dolcetto e Nebbiolo, oltre a tre bianchi tra cui spicca "Le Cocinelle" a base di Arneis.
Serena e Giovanna hanno iniziato l’esperimento nel 2014. Il tappo vegetale utilizzato è del marchio Nomacorc Green Line ed è a impatto ambientale zero. Il primo è stato presentato al Vinitaly 2017 con il Barolo “base”. Stesso trattamento è stato introdotto poi per gli altri, i cru Annunziata, Meridiana e Cerretta e il Resa56, il più noto dei Barolo dei Brandini. Un vino figlio di un temporale, nel 2010 la grandine ha decimato i grappoli del vigneto di Brandini, rimaserò solo 56 quintali per ettaro invece dei consueti 80. Bagnasco scopre che il meno è meglio, il vino è denso e scattante, da allora la resa è rimasta volutamente sempre la stessa a quota 56.
Per Filippo Peroni, direttore per il sud-est Europa di Vinventions, società ideatrice delle soluzioni come "Nomacorc", la grande novità è che un gruppo di cantine nel mondo con rossi molto importanti sta scegliendo questa soluzione, tutto questo ovviamente non ha nulla a che vedere con i tappi sintetici che contengono colle, ermetici e sulfurei.