Trasformare l’acqua di mare in acqua pulita e potabile è la migliore soluzione per soddisfare una domanda globale di acqua potabile in continua crescita. La tecnologia per farlo esiste, ma la desalinizzazione – essenzialmente privando l’acqua di mare di sali e altri minerali – richiede molta energia.
A questo svantaggio sta rispondendo l’azienda norvegese Waterise, che ha brevettato una soluzione per le acque marine utilizzando un processo di filtrazione ad osmosi inversa ad alta efficienza energetica.
Il processo di filtrazione desalinizza l’acqua di mare, trasformandola in acqua pulita e potabile; l’osmosi inversa è il metodo principale per dissalare l’acqua, che spinge l’acqua ad alta pressione attraverso sottili membrane che separano il sale. Questo processo utilizza elevate quantità di energia a comporta un costo elevato.
Invece la soluzione tecnologica adottata – e brevettata dall’azienda norvegese – roduce basse missioni di carbonio, in quanto l’impianto di desalinizzazione sottomarino offshore di Waterise si trova a 400 metri sotto il livello del mare e utilizza la pressione idrostatica del’’acqua sovrastante per ridurre significativamente la domanda di energia.
Come ha dichiarato il CEO di Waterise, Niels Petter Wright, “Poiché andiamo sotto il mare e utilizziamo la pressione idrostatica, ovvero il peso dell’acqua sopra i corpi immersi, siamo in grado di risparmiare energia. E risparmiamo tra il 30 e il 40%” con conseguente riduzione delle emissioni di CO2. In altri termini, “Stiamo tirando l’acqua invece di spingerla attraverso le membrane”.
inoltre, questa tecnologia abbassa la necessità di terreni costieri fino al 90%, riducendo anche l’impatto sulla vita marina, stante la profondità (400 metri) a cui si svolge la procedura.
Il modulo sottomarino è collegato alla terraferma tramite un cavo ombelicale che fornisce energia e comunicazioni, e una tubazione per trasportare l’acqua dal fondale marino alla terra, con una produzione di 50 milioni di litri (50.000 metri cubi) di acqua dolce al giorno, sufficienti a rifornire una città di 300.000-400.000 persone.
Una buona soluzione per affrontare la crisi idrica globale e le nuove necessità che sorgeranno dall’aggravarsi del cambiamento climatico.