SI-IES SRL
Il grado di civiltà di un Paese si vede dalla gestione democratica, dal comportamento democratico e dal rispetto della democrazia. Avere la possibilità di poter esprimere attraverso il referendum un pensiero investendo il paese è un atto di democrazia. Come al solito si creano sempre due partiti: il partito del sì e quello del no (siamo attenti che con sì e no si creano solo confusioni). Il Ministero dell’interno ha reso noto che al 31 dicembre 20-21 avevamo 51.533.195 cittadini di cui 25.039.273 uomini e 26.493.922 donne. Più 51 milioni, dunque, di cittadini che potranno recarsi nella cabina elettorale. Gli individui che avranno diritto di partecipare al referendum saranno i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati a partire dai 18 anni in su. Il referendum per essere valido deve raggiungere il quorum vale a dire la partecipazione di almeno 50% + 1 degli elettori. Per andare in porto ed abrogare le norme attraverso quesiti scritti con i piedi, il si deve raggiungere la maggioranza dei voti (50+1), in caso contrario se vincono i no restano in vigore le leggi attuali. Uno dei motivi per cui emergono perplessità al quorum è quello per cui i cittadini, almeno taluni, votano secondo la propria ideologia politica senza pensare a tutto ciò che ha dichiarato il Presidente Palamara che ha riempito pagine della stampa europee e mondiali solo per la vergona. In quel momento sul piano emotivo 60 milioni di cittadini erano pronti a rivedere il ruolo del magistrato. A distanza di tempo si scatena la politica per far dimenticare il comportamento denunciato da Palamara con dibattiti televisivi, pubblicazione di libri che hanno convinto gran parte del paese. Tutto ciò comporta che la memoria viene ad essere cancellata andando a lavorare solo in chiave politica. Il nostro è un paese che crede al cambiamento? Crede a trasformare un paese in maniera civile nei confronti dei propri cittadini o alle solite balle politiche giustificative per zittire il paese? Il referendum dà l’opportunità di esprimersi, di togliere gli errori di Palamara sia per il Consiglio Superiore della Magistratura sia sulla responsabilità dei magistrati. Dopo il voto del 12 giugno si potrà affermare, come il titolo di un film famoso, “domani è un altro giorno”.