Gubitosi e parte dei suoi dirigenti sono usciti da TIM: a breve, certamente ne usciranno altri nominati dall’esterno dall’ex amministratore delegato. Il nuovo ad Pietro Labriola conosce bene la società, avendo avuto un passato in TIM Brasile, ma avrà il difficile compito di risanare una società che non naviga in buone acque.
La situazione
A Gubitosi sono stati accordati 6,9 milioni di buonuscita al 3 gennaio 2022, ma la società è esposta con un debito che pesa quasi quanto una finanziaria di circa 22 miliardi. Adesso è stata proposta una terza profit warning in sei mesi e l’EBITDA organico è sceso dell’11% a fronte del -5% di Marco Patuano e del +5% di Flavio Cattaneo. È bene ricordare che il socio Vivendi è presente con il 23,9% ed è contrario allo scorporo della rete per saldare un’alleanza con Cassa Depositi e Prestiti e accreditarsi nel rilancio della ServiceCo, la società commerciale residua post separazione dell’infrastruttura.
Tutte le operazioni dovranno tenere presente almeno due punti chiave correlati tra loro ovverosia il debito e lo scorporo della rete che rimangono fumosi nei piani di KKR. TIM chiede chiarezza sulle modalità dello sdoppiamento fra ServiceCo e NetCo, la società della rete. Su 43 mila dipendenti (da 120 mila) del gruppo, secondo alcune stime che circolano all’interno dei consiglieri, in ServiceCo potrebbero restare 12 mila dipendenze, con 9 miliardi di debiti lordi, mentre 31 mila dipendenti passerebbero nella società della rete dove confluirebbero anche Sparkle, i top client e Tesla consulting, piccola società di cybersicurezza, altre società di cybersicurezza e all’incirca 25 miliardi di euro di passività. La società della rete sarà gestita da Cassa Depositi e Prestiti – ma è doveroso ricordare che CdP non è l’IRI – che è azionista con il 9,8% di TIM e con il 60% di Open Fiber.
Le possibili aree di intervento
Al momento della mia uscita da TIM avevo il coordinamento di cinque aree (fra cui ambiente e coordinamento); a mio avviso è necessario diffondere il concetto di gestione della qualità. Le azioni correttive che suggerisco sono: ricercare le cause delle lamentele della clientela, per favorire un customer care migliore e attento alle esigenze del consumatore; maggior attenzione ai processi e alle relative procedure; analizzare i prodotti/servizi dell’impresa per ricercare le possibili fonti di errore e applicare dei sistemi preventivi in modo tale da non danneggiare la società; nuovi metodi di gestione e controllo, con un adeguamento delle procedure ai nuovi standard di qualità per favorire lo sviluppo delle best practises. Le azioni necessarie devono risultare chiare e riferirsi non solo agli errori passati, ma cercare di prevenire i rischi futuri nell’ottica di un efficientamento quanto mai opportuno.