L’alluvione che ha colpito gravemente l’Emilia Romagna, causando danni stimati per ora in oltre cinque miliardi di euro, impone la necessità di una profonda riflessione su come le Regioni hanno gestito il territorio in questi decenni.
Ciò che è avvenuto in questi giorni non è effetto del cosiddetto “cambiamento climatico” in quanto le alluvioni in Italia ci sono sempre state; come riportato dal sito web del CNR – Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (vedi qui https://polaris.irpi.cnr.it/una-storia-di-alluvioni-in-italia-1951-2018/), le più luttuose sono state il Polesine nel 1951, la provincia di Reggio Calabria nel 1953 e la provincia di Salerno nel 1954 (rispettivamente, 101, 101 e325 morti). Successivamente, un serio impegno di messa in sicurezza del territorio ha ridotto la gravità dei danni delle alluvioni, al punto che la tragedia di Firenze è costata solo 47 morti, anche se ha prodotto enormi danni al patrimonio artistico.
E’ solo nel 1998 che un’alluvione a Sarno distrugge 160 vite umane: la frana era stata causata dai ripetuti incendi boschivi nella zona, che avevano indebolito la tenuta del territorio, prima assicurata dalle radici della vegetazione. Riemerge, con essa, il problema dell’assenza di una concreta tutela e controllo geoambientale del territorio, resa ancora più grave dalla devoluzione di tali competenze alle Regioni, piuttosto che centralizzate in una struttura nazionale.
Come ha rilevato Franco Prodi, professore di Fisica dell’atmosfera all’Università di Ferrara e direttore dell’istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del CNR, è stato un errore il passaggio del Servizio idrologico nazionale alla gestione regionale, come deciso nella riforma Bassanini, poiché “La meteorologia deve essere nazionale per definizione, addirittura anche europea per certi aspetti”. Aggiungendo che, ovviamente, una maggiore cura dei corsi d’acqua ed un controllo degli argini è fondamentale per evitare queste tragedie.
E’ pertanto necessario che ora la politica intervenga nel riportare a livello nazionale le funzioni che tali devono essere dal punto di vista scientifico, in quanto la tutela del territorio richiede competenze ed investimenti che devono essere sostenuti e gestiti a livello nazionale.