Innovazione tecnologica e modello paese

Da molti anni lo Stato Italiano dedica forti investimenti per portare il Paese a livelli internazionali, sfruttando ove possibile l’ICT quale strumento tecnologico che contribuisce all’innovazione e l’automazione del Paese. Gli aspetti negativi di questi investimenti è che il più delle volte non vengono rispettati degli standard internazionali, ma, ogni società porta il cosidetto standard proprietario.

Lo Stato impone al Paese di rispettare gli standard, di eseguire i lavori a regola d’arte, di stare su una qualità soddisfacente, non a caso qualche volta lo scrive anche nei bandi di gara, promettendo anche il pagamento delle prestazioni allo Stato, entro un periodo ben determinato che abitualmente non viene rispettato. Molti cittadini continuano a sorprendersi dinanzi a norme che vengono emanate e il nostro Paese con gli organi Camera e Senato, ne producono circa dodici km di carte, mentre in ambito europeo la media è di nove km. Questo cosa vuol dire? Che noi siamo più bravi? Assolutamente no. In quanto non possiamo continuare a regolamentare le cose più strane ignorando che viviamo in un contesto europeo, mondiale e quindi globale. Il più delle volte quando si parla di automatizzare segmenti dello Stato del Paese, la prima cosa che emerge è che bisogna buttare l’esistente e ricominciare da capo. Anche qui alcuni sostengono che è un modo elegante per far lavorare le imprese e in alcuni casi serve anche come ammortizzatore sociale. In un momento di crisi economica e del rigetto da parte dei cittadini che non vogliono neanche votare, forse, è utile e necessario per il mondo politico e per chi governa, di non arrivare a posizioni estreme creando una rottura tra cittadino e Stato. Il compito dello Stato è di andare incontro al cittadino e di non avere delle risposte sciocche nell’affermare che il nostro paese per alcuni momenti elettorali raggiunge il 50/60%, E pertanto al di sopra della media di qualche Paese. Lo Stato dovrebbe preoccuparsi se perde un solo elettore, in quanto il suo compito è di avere un Paese coeso e non commetter l’errore, come si è verificato in questi giorni che si è parlto di cose drammatiche, niente meno degli stupri a giovani ragazze e con sgomento si è letto nei giornali che la percentuale nel nostro paese è bassa e forse contenuta. Se questo ci può rendere felici e rallegrarci con noi stessi vorrei tanto essere escluso da questo aggettivo indefinito quale “tutti”.

L’innovazione digitale è sentita in maniera particolare sia da parte delle imprese e sia da parte del Paese tra queste l’industria 4.0. Sentieri Digitali ha più volte scritto che non è sufficiente un provvedimento di legge per trasformare un Paese e certamente un presupposto importante ma se non ci sono poi le dovute conseguenze, qual’è la presa d’atto, la trasparenza, gli investimenti, ed anche la formazione. Si rischia, come si è constatato in questi giorni con un ricerca, il mondo digitale nel nostro Paese è pieno di norme e di regole a partire già dall’inizio del 2000, e dobbiamo invece constatare che a tutt’oggi siamo collocati in posizioni che non sono certamente da poter descrivere quale modello Paese.

Francesco Chiappetta
Il prof. Francesco Chiappetta, manager d'azienda, è stato docente universitario di vari atenei. Ha profonda esperienza comprovata da incarichi importanti in azienda leader nel settore delle telecomunicazioni. La sua esperienza diversificata ha l’obiettivo di fornire consulenza direzionale, innovativa e approfondita. E' iscritto all'albo dei giornalisti dal 2005, successivamente nel 2007 pone un’iniziativa editoriale, per la società Si -ies, fondando Sentieri Digitali E-magazine di creatività e tecnologia per la comunicazione d’impresa. L’obiettivo di Sentieri Digitali è dedicato alla Comunicazione d’impresa in senso lato: ovvero dalle grandi imprese alle pmi e gli artigiani, dai professionisti alle PA, dal Marketing agli obblighi d’informazione per le società quotate. L’intero contesto dell’e-magazine è incentrato sui passi evolutivi della trasformazione digitale.

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